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E la solita sinistra occupa (bene) tutti gli spazi

Corrado Guzzanti nei panni di

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Le parole sono importanti. Così dice Nanni Moretti in «Palombella Rossa». E lo sanno bene gli strateghi della sinistra che, sulla politica culturale (ma solo su quella), non hanno bisogno di consigli. Mentre il centrodestra si avvita su se stesso e a Roma si accapiglia sulla cittadinanza onoraria al Maestro Muti, la sinistra non perde tempo. È come quando in una partita di calcio l'avversario è sotto di tre gol e continua a fare melina a centrocampo. Inspiegabile. In questo clima surreale, si aprono praterie verdi per la sinistra e la cultura continua ad essere (nella migliore delle ipotesi) un territorio da colonizzare senza incontrare uno straccio di resistenza. Questa volta le falangi «armate» della solita sinistra schierano due punte di diamante. Due maître à penser in grado di mobilitare milioni di fan/elettori. Nanni Moretti e Corrado Guzzanti, due mondi apparentemente lontanissimi che si preparano a lasciare un'impronta decisiva sul fine settimana della cultura. Sempre schivo e riservato, oggi e domani il regista di «Habemus Papam» salirà sul palcoscenico dell'Auditorium di Roma, Sancta Sanctorum aristo-chic della sinistra capitolina. Guzzanti, invece, ha debuttato ieri sera su SkyUno con una puntata-pilota di «Aniene», programma che andrà in onda in autunno sulle reti di Murdoch. A pensar male si fa peccato ma tutto questo accade proprio all'immediata vigilia della tornata referendaria di domani e lunedì. Che sia solo una banale coincidenza? A onor del vero, ormai Moretti non parla più esplicitamente di politica. Esempio ne sia la sua recente condotta a Cannes. A Roma, però, reciterà i monologhi dei suoi film più amati e discussi. Da «Palombella Rossa» a «Bianca», da «La messa è finita» a «Il Caimano». Alla faccia del comizio. Quanto a Guzzanti, in «Aniene» il boss della mafia parla al telefono con «zio Silvio» che vuole cooptarlo nel governo. E poi arriva il piatto forte: un ironico e surreale spot referendario. «Volete che l'acqua resti pubblica? - chiede ai telespettatori la voce fuori campo mentre l'annunciatrice traduce a gesti per i non udenti - Va bene, noi però ci sputeremo dentro. Il nucleare vi fa paura? L'atomo è una cane feroce, attacca solo chi ne ha paura. Volete cancellare il legittimo impedimento? Poi, però, non lamentatevi se il governo passa dei mesi a studiare leggi ad personam». Prima dell'irresistibile invito finale: «Si vota il 12 e il 13 giugno. Ma potete anche andare il 14 che c'è sicuramente meno gente...» Tirando o no la volata al quorum referendario, una cosa è certa. A furia di sentir parlare Vendola e Di Pietro, a sinistra almeno hanno imparato a ridere.

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