Berlusconi: "Ora aiutiamo le famiglie"
Tranquillo. Almeno sul governo, Silvio Berlusconi è tranquillo. Mostra un sempre più evidente distacco sui referendum. Ieri, giorno di chiusura della campagna elettorale il premier è andato a Portofino a festeggiare il primo compleanno di Lorenzo Mattia, il nipotino avuto da Piersilvio e Silvia Toffanin. Poi ritorno a Roma e stamattina partenza per la Sardegna dove resterà per tutto il week end. Il venerdì in famiglia (c'era anche Marina) lo fa ripiombare nei pensieri angoscianti. Il lodo Mondadori tanto per cominciare. E per finire pure visto che è una preoccupazione che lo sta angustiando: il Cavaliere a fine mese potrebbe essere costretto a staccare un assegno da 400 a 500 milioni di euro al suo eterno rivale e nemico Carlo De Benedetti. Per il resto non sembra avere particolari timori sul fronte politico, sui referendum per esempio: «Se anche si arrivasse a superare il quorum per il governo non cambierebbe nulla. Proprio nulla», ha ribadito in questi giorni. Piuttosto il premier pensa alla riforma del fisco. Con chi ha parlato nelle ultime ore Berlusconi è sembrato piuttosto sicuro: «Abbiamo raggiunto un accordo». E l'intesa prevede che ora si farà solo un intervento di manutenzione dei conti pubblici, di circa tre miliardi, come detto l'altro giorno in conferenza stampa. A settembre invece un'operazione più corposa che però non dovrebbe prevedere nuovi pesanti tagli. In mezzo, il governo porterà in Parlamento la legge delega per riorganizzare e ridurre le tasse. Le indicazioni sono di procedere a una sostanziale semplificazione. E per questo si potrebbe rivedere il sistema degli incentivi e delle agevolazioni. Il tavolo istituito al ministero su questo settore ha stimato che l'intero comparto vale oltre 190 miliardi. Una sforbiciatina, a questo punto, è assai probabile. Altro cardine sarà il riequilibrio con il passaggio della tassazione "dalle persone alle cose". Significa che sarà alleggerita l'Irpef e dunque in busta paga, soprattutto le fasce più deboli, potrebbero trovarsi qualche piacevole sorpresa. In compenso sarà aumentata l'Iva. In questo modo tutti avranno una maggiore disponibilità, poi ognuno sarà libero di decidere se comprarsi per esempio una lavatrice nuova o risparmiare e attendere tempi migliori. Infine c'è una terza linea d'azione su cui insiste Berlusconi: «Le famiglie. Sono quelle che stanno soffrendo di più e dobbiamo dare un segnale chiaro». L'idea è quella di imboccare la strada del quoziente familiare, con un nuovo sistema di detrazioni e incentivi per i nuclei e in particolare per quelli numerosi. Il premier non sembra nutrire troppi dubbi sul ministro dell'Economia. Ripetono gli uomini del Cav: a lui spetta solo proporre, non decidere. Berlusconi si sente forte dell'intesa con Bossi. Un ministro riassume: «Tremonti fa delle proposte, il governo decide. E, se serve, vota a maggioranza. È la democrazia, bellezza. Tutti si devono adeguare». Anche il titolare di via XX settembre. Piuttosto nubi si annidano in Parlamento. La maggioranza si sta assottigliando, ha perso pezzi. Lo stesso Pdl si sta sfaldando. Gianfranco Miccichè è uscito e ha lanciato il suo partito. Si teme che oltre a saccheggiare il gruppo dei Responsabili possa anche portarsi dietro altri deputati meridionali. O altri potrebbero seguirlo sulla stessa strada. Anche per questo il Cavaliere ha dato mandato preciso giù da diversi giorni: recuperare l'Udc. Ne ha parlato esplicitamente con Scajola che qualche giorno fa aveva lanciato un amo nel mare centrista. Le risposte che ha ricevuto sono state piuttosto positive. Si può fare.