Ora c'è spazio solo per semplificare la tassazione
«La riforma fiscale sarà di semplificazione e razionalizzazione. Nel breve periodo la riforma fiscale sarà ad invarianza di gettito, non abbiamo ora risorse per abbassare la pressione fiscale e l'Europa ci dice che se anche risultassero delle risorse aggiuntive, tutto il margine incrementale dovrebbe essere usato per tagliare il debito pubblico». Spiega così il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, intervenendo a SkyTg24, il programma del governo sulla riforma che riguarda il fisco. Secondo Brunetta «ci sono tutti i margini per razionalizzare, semplificare e ridurre la pressione sulle imprese e sul lavoro e non aumentare in maniera significativa la tassazione sulle cose, cioè l'Iva». Il ministro ha poi confermato che «non ci saranno nuove tasse nella manovra correttiva dei conti pubblici. Non abbiamo mai messo le mani nelle tasche dei cittadini». Interpellato poi sulla politica economica del ministro dell'Economia, Brunetta ha spiegato che «la stabilità e il rigore sono il maggior pregio della politica di Tremonti. Ma tutte le sue misure sono state fatte proprie dal governo. Tremonti ha il merito di essere il proponente ma il governo ha il merito di averle fatte proprie». Tutto il Pdl è comunque convinto che la riforma fiscale si farà. «È un obiettivo futuro e ne parleremo nell'ambito degli impegni Ue», ha spiegato il capogruppo del Popolo della Libertà al Senato, Maurizio Gasparri, uscendo dal vertice con Berlusconi a palazzo Grazioli. Parole chiosate anche dal capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: «La riforma del fisco è un tema all'ordine del giorno ma oggi non ne abbiamo parlato». Intanto però dalle dichiarazioni dei redditi che si riferiscono al 2009 arriva un'analisi inquietante: il reddito delle società di persone - imprenditori e lavoratori autonomi - è diminuito del 6,8%, con il reddito medio che si è attestato a 41.790 euro. Ancora peggio è andato alle società manifatturiere, che hanno perso nel complesso il 22,8% del reddito d'impresa, seguite dalle edili (-11,98%) e da quelli del commercio (7,57%). L'Iva è da sempre un termometro sensibile della congiuntura economica. E per il 2009 non c'è dubbio: ha segnato febbre alta. Il volume d'affari complessivo, pari a 2.991 miliardi, ha segnato una contrazione dell'11,86%. Gli acquisti e le importazioni un calo del 14,01%. Di fatto l'imposta dovuta è calata del 3% rispetto all'anno prima, ed è calata del 21% l'imposta a credito. E non solo per i controlli sulle «indebite compensazioni». I contribuenti Iva hanno utilizzato a fondo le rimanenze di magazzino, congelato le importazioni e ridotto fortemente gli investimenti. Dalle dichiarazioni emergono comunque anche molte altre notizie. Sopra 5,1 milioni di volume d'affari vi è solo l'1,09% dei contribuenti, ma «valgono» il 68% del totale del volume d'affari. Il commercio rimane il settore più rappresentativo: vale il 29%.