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Al bar dello sport si rievoca lo scandalo del 1980

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.E non sono solo i romanisti a urlarlo. Per una volta le due tifoserie intonano lo stesso coro. Anche i laziali sono convinti che le voci su un coinvolgimento giallorosso nello scandalo calcio scommesse siano «una bufala». Nei bar della Capitale non si parla di altro. È un vortice di teoremi, riflessioni, dietrologismi, ipotesi e aneddoti che si rigenera a ogni tifoso che si siede ai tavoli dei bar dello sport. Ognuno dà la sua versione. Ma tutti hanno due punti fermi. Primo: le squadre della città sono state «messe in mezzo», sono stati sparati nomi e fatte allusioni sulle società capitoline solo per generare il caos e, come dicono due pensionati su una panchina di Testaccio, «buttarla in caciara». Secondo punto: qualcosa di vero in questa storia del calcio scommesse ci deve essere per forza, ma sia ben chiaro, racconta chi ha memoria, non è una novità, perché in modo quasi ciclico il tifoso italiano assiste a fatti simili con precedenti forse peggiori. E giù a raccontare il terribile 1980, quando le telecamere della Rai ripresero l'entrata in campo delle camionette delle forze dell'ordine. Uno scandalo che travolse piccoli e grandi nomi, come Paolo Rossi e Bruno Giordano. Dalla Nomentana alla Garbatella, dunque, il tifoso anziano non si scandalizza. «E che avete scoperto l'acqua calda?», chiede Ermanno al Bar dei Cesaroni. Per i giovani, invece, è un fatto nuovo: «Anche se dopo Calciopoli - dice Marco del Lucky Bar di via Fincati - iniziamo a farci il callo pure noi». Capitolo Totti-De Rossi. La risposta agli articoli di giornale di questi giorni unisce ancora le due curve: «Sono solo chiacchiere». Tra i tavoli dei bar sono tutti convinti che una persona come Totti, «che guadagna quello che guadagna» e «regala centinaia di migliaia di euro per aiutare i più deboli», non può essere assolutamente coinvolta in una questione del genere. Mentre Capitan Futuro, racconta la gente di Garbatella, «è stato ormai preso di mira, un capro espiatorio di tutte le malelingue». Se Roma e Lazio vanno lasciate fuori dalle polemiche, chi è colpevole in pieno, o almeno questa è l'impressione del romano, è il Napoli: «È uno scandalo vedere quel camorrista a bordo campo». Insomma, il tifoso crede che l'inchiesta prima o poi porterà alla luce i colpevoli. Ma fuori dalla Capitale. Poi ci sono i tifosi-giocatori. Quelli che vanno alla Snai e provano il colpo di fortuna in una domenica di calcio. Sono loro i romani più arrabbiati. Chiedono giustizia: «Vi pare che io - urla Simone dal bar di piazza Giovanni da Priora - devo sentire queste cose dopo che gioco il "picchetto" tutte le settimane? Come mi devo sentire? Preso in giro, certo. Oppure l'unica speranza è infilarsi nella scommessa giusta, magari rischiosa, e beccare un sacco di soldi. Ma è chiaro che è impossibile. Qui mi pare tutto uno schifo».

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