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La Cgil non molla Vuole la patrimoniale

Susanna Camusso, segretario generale della Cgil

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Torna la Cgil che detta la linea politica alla sinistra. E lo fa sui due temi caldi del momento: il fisco e il sistema delle relazioni industriali. Sul primo punto, alla vigilia della presentazione della riforma fiscale del ministro Tremonti e della manovra economica di correzione dei conti pubblici, ecco che la Cgil rilancia la vecchia ricetta della patrimoniale. Parlando al Festival dell'economia di Trento, il segretario generale del sindacato di Corso Italia, Susanna Camusso, dice a chiare lettere che «bisogna aumentare la tassazione sulle rendite». Questa operazione è vista come parte di una strategia che dovrebbe portare a un livellamento delle retribuzioni. «Devo ancora capire perchè un grande manager merita 1.500 volte quello che percepisce un lavoratore per fare il suo compito. Si sono falsate le regole del gioco. Se questa è la modernità, viva la conservazione». E poi: «bisogna costruire sistemi di valutazione e riconoscimento del lavoro che riducano la disuguaglianza». Parte poi all'attacco della manovra economica. Il testo non è ancora pronto e già lo demolisce.  «Si sta preparando una nuova manovra fatta tutta di tagli lineari nella convinzione che quanto è sociale si trasforma in un costo e non in una possibilità di investimento». Ma la posizione più rigida la sindacalista la esprime in merito alla strategia dell'ad della Fiat Sergio Marchionne sulle deroghe al contratto nazionale e sugli investimenti per Fabbrica Italia. Qui va giù duro e le sue dichiarazioni sono speculari a quelle del Pd. Così la ricerca di competitività e di maggiore produttività perseguita da Marchionne diventa per la Camusso una «lesione dei diritti dei lavoratori sulla rappresentanza sindacale e sullo sciopero». Accusa il manager di «volersi fare le proprie regole e di non rispettare quelle del Paese» e di mettere il governo di fronte al ricatto che «altrimenti se ne va». Lo incalza: «rispetti gli impegni come fa in America e noi lo aiuteremo». Poco importa alla sindacalista che più di quarantotto ore fa Marchionne ha ricevuto gli elogi del presidente degli Stati Uniti Obama e del maggiore sindacato americano per il lavoro svolto. Sulla questione della rappresentatività sindacale la Camusso rilancia un sistema con molti vincoli. «Per definire la rappresentanza - dice - bisogna misurare e certificare gli iscritti delle singole organizzazioni, poi incrociare questo dato con l'elezioni delle rappresentanze sindacali e della loro efficacia. Anche in questo il modello Fiat non è utile per misurare lo stato dell'arte». La leader della Cgil torna a bocciare la flessibilità nei contratti (quelli di Pomigliano e Mirafiori) riproponendo il vecchio schema. Ovvero «il contratto nazionale è il punto di riferimento generale per le tutele e poi bisogna incrementare la contrattazione di secondo livello per le questioni specifiche». E polemizza con il vicepresidente di Confindustria Bombassei circa il valore di un contratto aziendale anche se è in deroga alle norme di quello nazionale. La Camusso se la prende anche con Ntv di Montezemolo che «fa l'appalto a Alstom scegliendo di non sostenere tecnologie e produzioni italiane». La Sinistra è in linea con le posizioni della Camusso. Damiano (Pd): un modello basato sul contratto aziendale rappresenta uno strappo rispetto alla situazione esistente. Belisario (Idv): è un insulto alla dignità dei lavoratori dire che il contratto aziendale può essere applicato se la maggioranza dei lavoratori è d'accordo. Il contratto nazionale non si tocca.

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