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«L'alleanza salva oltre 700mila lavoratori»

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Epoi: «I contratti Mirafiori e Pomigliano? Non vedo il perchè della polemica. Non solo sono frutto dell'accordo del 2009 siglato tra Cisl, Uil e Confindustria, ma hanno anche portato ad un aumento degli stipendi». Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, liquida così l'offensiva della Fiom e della Cgil al piano dell'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne. Non solo. Invita la politica e certi sindacalisti a «riflettere sul successo di Obama che deve parte dell'aumento del gradimento presso gli elettori anche al fatto di aver appoggiato Marchionne nel piano di acquisizione e rilancio della Chrysler». Il piano di flessibilità introdotto a Pomigliano e Mirafiori può essere applicato ad altre realtà industriali? «È l'unico modo che abbiamo per abbattere la concorrenza e per fortificare l'economia». Ma la Cgil non la pensa così... «Ci sono sistemi partecipativi e di flessibilità che consentono a qualsiasi azineda di organizzarsi in base alle proprie esigenze. Il che non vuol dire abbassare gli stipendi ma aumentarli rimuovendo ostacoli e inefficienze. Voglio ricordare che a Pomigliano e Mirafiori l'accordo ha portato 4mila euro di più in tasca ai lavoratori e a Val di Sangro, dove si costruisce un furgone molto apprezzato sul mercato, è previsto quasi il raddoppio dello stipendio con gli straordinari». Come si risolve il problema della paralisi che la Fiom potrebbe creare negli stabilimenti? «Bisognerebbe arrivare a un accordo nel quale si stabilisce che chi ha il 50% più uno degli iscritti e fa un accordo questo vale per tutti. Ma già il sistema contrattuale definito nel 2009 contiene quell'insieme di deroghe, tanto odiate dalla Fiom, che consentono ampie flessibilità». Che impatto avrà la conquista di Chrysler per gli stabilimenti Fiat in Italia? C'è davvero il rischio di una marginalizzazione? «Questa alleanza è un fatto positivo. Fino a qualche anno fa la Fiat era in grande difficoltà, tutti la davano per spacciata e la consideravano fuori dai mercati internazionali. Si parlava addirittura di nazionalizzarla. Marchionne è il principale artefice dello sviluppo del Gruppo, ha individuato in Chrysler un partner importante che favorisce entrambi permettendo economie di scala e giocando su mercati integrabili anche se distanti. Questa operazione consente alla Fiat di riposizionarsi sul mercato americano ma anche di salvare gli stabilimenti italiani. Ovvero di salvare tutti quei lavoratori che ruotano attorno all'auto. circa 700 mila persone, considerando l'indotto e i servizi commerciali di sostegno». Il Pd chiede a Marchionne di mettere ora sul tavolo 20 miliardi per fabbrica Italia. «È il nostro obiettivo solo che per coglierlo bisogna rassicurare la Fiat e gli investitori. Chi chiede questo farebbe bene a chiedere agli antagonisti di smetterla con un atteggiamento che non ha eguali in nessun Paese industrializzato». L.D.P.

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