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Il Cav è in sella e dà la carica

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Al centro Silvio Berlusconi, a destra il presidente russo Dmitry Medvedev e a sinistra il vice presidente Usa Joe Biden

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Eh sì. Ci sono cose in cui Silvio Berlusconi è imbattibile. Nel risultare simpatico, nell'instaurare un rapporto, nel mettere a proprio agio i suoi ospiti. Nel fare il gran cerimoniere. Insomma, per riprendersi la scena e non mollarla. Arriva sul palco d'onore per la festa del 2 giugno in via dei Fori Imperiali e si dirige subito alla sua destra verso il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, la delegazione ungherese, quella kosovara. E poi il segretario generale della Lega araba, Amr Moussa. Quindi il vicepresidente Usa, Joe Biden. Ah, guarda: ci sono i libanesi, il giordano e l'algerino. Il Cavaliere si mette a chiacchierare, si fa un capannello. Risate. E via ancora, tutti gli ospiti. Una stretta di mano, una battuta, un sorriso. C'è persino qualche leader che si fa la foto con lui, passa la macchinetta a un collaboratore per farsi immortalare con il premier italiano. Lo davano per isolato, accerchiato. Lo descrivevano al G8 come un presidente radioattivo. Forse in parte Silvio lo è ancora, c'è una certa diffidenza nei suoi confronti. Ma almeno per qualche ora si riprende il protagonismo internazionale. Che fosse quello il suo obiettivo sin da quando ha messo piede fuori casa lo dimostra il fatto che si fa accompagnare subito da Valentino Valentini, il suo consulente sulla politica estera, colui che lo ha accompagnato in tutti gli incontri più riservati. Si accomoda alla sua poltrona, alla sua sinistra ha Schifani con il quale parlotta a lungo, poi Napolitano, quindi Fini. Il presidente della Repubblica lo richiama, lo informa che il re spagnolo Juan Carlos è dolorante a un ginocchio. Il premier si alza rompendo la formalità della parata, va alla sua destra e affettuosamente lo avvicina, lo invita a non seguire la cerimonia alzandosi e sedendosi continuamente. Lo tocca a un braccio, un gesto che sarebbe vietato dal galateo che impone di non sfiorare i regnanti. Juan Carlos non se la prende, anzi sorride. Berlusconi riprende posto, s'appisola nei tempi morti. Sbadiglia nelle pause, s'annoia quando i passaggi s'allungano. Si anima quando rivede passare le crocerossine, che spalancarono il suo entusiasmo nella sfilata dell'anno scorso. Si diverte quando passano i cani delle unità cinofile. Scappa a Villa Pamphili, incontra Medvedev, poi la trilaterale Italia-Usa-Russia assieme a Biden. Quindi il faccia a faccia con Karzai. Quello con Van Rompuy a cui assicura: l'Italia ribadisce la volontà di rispettare il piano di azzeramento del deficit entro il 2014. Di nuovo a palazzo Grazioli per un rapido cambio di abito. Prima però, non resiste: scende dalla macchina e si lancia tra la folla. Strette di mano, foto. La sera al Quirinale con il concerto finale. E in serata arriva anche qualche parola distensiva da Napolitano: «Non nascondiamo le nostre difficoltà, ma sono certo che saprete guardare con amicizia e con fiducia al nostro impegno. L'Italia farà la sua parte». Il Cav si sente uscito dall'angolo. Sul palco durante la parata chiacchiera spesso con il presidente del Senato, grande supporter di Angelino Alfano, che rimane seduto al suo posto di ministro della Giustizia diverse poltroncine più indietro. La Russa invece è proprio dietro le sue spalle. Osserva muto. È il cambio di strategia, di passo. È la fine di un'epoca. Certo, è presto per dire che Berlusconi ha voltato pagina. Più semplice sostenere che ha battuto un colpo. Sembra uscito dal torpore in cui era finito con le ultime elezioni. Appare come uno che ha ripreso in mano lo scettro. Almeno per un giorno.

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