Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Cambiare tutto restando se stesso

Silvio Berlusconi

  • a
  • a
  • a

Ora speriamo che il Cavaliere cambi davvero tutto ma non se stesso. Solo così potrà infatti ritrovare quello slancio che negli ultimi tempi sembra averlo abbandonato. Ma non lo potrà certo ritrovare mettendosi a scimmiottare in rebus politicis i suoi noiosissimi avversari. Anche per questa sua nuova impresa - cambiare tutto restando se stesso - non dovrà anzi fare altro che lasciarsi guidare proprio dal suo tratto più berlusconiano: quel prodigioso impasto di energia, immaginazione, astuzia, simpatia, mobilità, velocità, creatività, fiducia in se stesso, allegria e birichinaggine che fa sempre fa di lui un vero beniamino della vita, un fuoriclasse sempre assistito, in tutte le sue metamorfosi, dallo stesso dàimon. Che non può essere altri, come ho già suggerito anni fa, che il dio Hermes. Persino la sua giovinezza di cantante chitarrista e crocierista rimanda all'infanzia di quel nume. Si narra infatti che il piccolo Hermes si diede anche lui, come il giovane Silvio, al canto e al suono di uno strumento a corda, dimostrando anche in quell'impresa un grande estro creativo. Persino certi suoi motteggi fanciulleschi (comprese le corna che sfoderò una volta, in una foto ufficiale di gruppo, alle spalle dei grandi della terra; compreso lo show che una volta fece a Marrakesch, mascherato da danzatore arabo, in onore della sua Veronica; persino il famoso "cucù" che fece un'altra volta alla signora Merkel) sono parenti stretti della scoreggina che Hermes, sempre secondo quell'inno, fece quand'era piccino fra le braccia del suo fratellino Apollo. Persino il suo strepitoso talento di comunicatore rimanda al principale mestiere di Hermes, che fu appunto quello di un messaggero volante impegnato ininterrottamente in un'attività che consisteva nell'assicurare la spedizione e la consegna di ogni tipo di messaggi non soltanto fra gli dèi e gli dèi, ma anche fra gli dèi e i mortali, e persino fra i defunti e gli immortali, come quando gli accadde di dover scendere nel regno dei morti per consegnare ad Ade, il re degli inferi, il dispaccio con cui Zeus ordinò a quel suo fratello infernale di permettere a Proserpina, la bella nipotina che aveva poc'anzi rapita, di salire sul suo cocchio per tornare dalla sua mamma. Persino il suo genio negli affari dimostra che egli è animato da quella stessa virtù che gli antichi vollero onorare dedicando in molte città proprio a Hermes, come nume protettore del commercio, una bella statua eretta al centro della piazza del mercato. Persino, infine, le sue marachelle erotiche rimandano alla nota essenza fallica di Hermes, che gli stessi antichi mostrarono di apprezzare dedicandogli quei pilastrini, detti "erme" dal suo stesso nome, che sempre nella sua patria venivano una volta collocati lungo le strade, ai crocevia, ai confini delle proprietà e davanti alle porte delle case, per invocare la sua protezione, e che con la loro stessa forma evocavano anche la sua lieta natura priapesca. Un tipo così proteiforme, che ha già dimostrato di eccellere in tante diverse attività e funzioni senza mai tradire la propria natura, non può certo sottrarsi al dovere di sfoggiarla anche in quest'ultima prova che il destino sembra esigere da lui: cambiare tutto restando se stesso. Ma come potrà riuscirci non può prevederlo nessuno. E meno di tutti possono prevederlo i sapientoni della politologia. Che non lo sopportano proprio perché è quello che è. E appunto per questo sognano di cambiarlo.

Dai blog