Crocevia internazionale nel segno di Berlusconi
Ilgoverno così vituperato e in affanno in patria, gioca d'attacco sul fronte esterno. La Festa della Repubblica richiama a Roma un centinaio di delegazioni straniere ed è proprio l'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi a tessere le fila di una rete di accordi e strategie sui temi caldi. Dopo il G8 di Deauville in casa Sarkozy, non è azzardato affermare che Roma, in questa tre giorni che si conclude oggi, è sede di vertici di prima grandezza sotto l'auspicio di Berlusconi. È stata soprattutto occasione di incontri, in campo neutro, tra leader in aperto dissidio. Sul palco di via dei Fori imperiali il presidente israeliano Peres, premio Nobel per la Pace, ha ricevuto la disponibilità al dialogo di Abu Mazen, seduto una fila dietro. Il vicepresidente Usa Biden ha parlato a lungo con Karzai rassicurandolo sulla strategia degli Stati Uniti e sull'impegno a minimizzare i rischi dei bombardamenti in Afghanistan. Nel giorno della festa dei 150 anni dell'unità d'Italia pesava su tutti il dossier Libia e quello della Primavera araba. Così il Cavaliere ha voluto rassicurare i governi arabi intrattenendosi con le delegazioni di Libano, Giordania e Algeria prima dell'inizio della parata. La calorosa stretta di mano tra il premier e Amr Moussa, segretario della Lega Araba e presidente dell'Egitto in pectore, fotografa più di tante parole l'affinità di vedute. «Una finezza tutta italiana». Ha usato questa espressione il presidente russo Dmitri Medvedev per lodare gli sforzi diplomatici del nostro Paese nell'affrontare argomenti delicati come la situazione in Medio Oriente, il conflitto in Libia, la Primavera araba. Un riconoscimento d'alto livello del lavoro svolto alla faccia dei catastrofisti. E nel pomeriggio la trilaterale tra il russo Medvedev, il Cavaliere e Biden è durata più del previsto. Oltre due ore di colloqui a Villa Doria Pamphili. Nel trilaterale l'argomento principale trattato dai tre leader è stata la Primavera araba nel suo complesso: si è manifestata fin da subito piena concordia dei tre nel proseguire con il programma fin qui delineato per affrontare la questione del conflitto libico. La Russia si è resa disponibile a mediare inviando a Tripoli un proprio negoziatore per convincere Gheddafi a lasciare il potere. Il presidente della Federazione Russa, Medvedev, e il presidente Berlusconi hanno ribadito che devono essere individuate soluzioni umane ed eque per l'ex presidente Hosni Mubarak. Il vice di Obama ha ascoltato e annuito alle proposte formulate da Berlusconi e condivise dal presidente russo. Medvedev è stato prodigo di complimenti per il premier: «Voglio ringraziare Silvio perché ha creato una possibilità del genere, non rifiuto di discutere con gli amici americani. Ci sono divergenze come i problemi legati alle basi missilistiche» che a Villa Pamphili sono stati oggetto di confronto tra Mosca e Washington. Instancabile dopo il lungo vertice con i rappresentanti delle due grandi potenze, il premier italiano ha incontrato il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy. Berlusconi ha ribadito la posizione italiana sulla questione immigrazione insistendo che tutti i Paesi dell'Ue si impegnino per l'accoglienza dei profughi in fuga dalla sponda sud del Mediterraneo. A conclusione di una giornata intensa, l'incontro con Karzai. Al centro dei colloqui il processo di transizione, l'avvio della riconciliazione e il contributo italiano alla sicurezza e alla ricostruzione civile dell'Afghanistan. Al termine dei colloqui sono stati firmati l'accordo di collaborazione contro il traffico di stupefacenti e il «Memorandum d'Intesa» sulla cooperazione politica tra i ministeri degli Esteri. Karzai si è anche augurato una maggiore presenza di aziende italiane nel processo di ricostruzione dell'Afghanistan. E oggi vertice con il vice presidente cinese Xi Jinping. L'obiettivo, è rafforzare la cooperazione in tutti i settori. Crisi del debito sovrano, situazione libica, riforma del consiglio di sicurezza dell'Onu al centro dei colloqui. L'incontro tra i due leader farà inoltre da sfondo alla firma di 16 accordi, di cui due istituzionali e 14 commerciali per un valore totale di oltre 2 miliardi e 300 milioni di euro. Tra i protagonisti cinesi, spicca il nome di Huawei. Il Fondo Mandarin, Telecom Italia, Wind e Fiat al centro del business.