La Lega sta a guardare e, per ora, va avanti con il governo.
Senon adesso, magari in autunno. Sarebbe solo una questione di tempi. Il Carroccio, infatti, ha due priorità La prima: chiudere il «pacchetto» del federalismo con l'approvazione degli ultimi due decreti legislativi, iter che dovrebbe concludersi entro luglio. È naturale, quindi, che fino all'estate Bossi manterrà l'alleanza con un Esecutivo che gli garantisce di tagliare questo traguardo. E poi, seconda priorità, (la più urgente) pensare al partito, che alle amministrative ha registrato un calo di consensi importante, una «sberla» (come l'ha definita Maroni) che non può essere sottovalutata. Certo a mente fredda i leghisti tirano il fiato e La Padania prova a consolare la base padana. «Milano: la Lega raddoppia i voti. Nelle circoscrizioni li triplica» è il titolo di un taglio a pagina quattro. In effetti, se si confrontano i voti ottenuti dal Carroccio nelle Comunali del 2006 (22.702) con quelli di questa tornata elettorale (57.518), i numeri parlano chiaro. Ancor più interessante, però, è il dato che emerge se si vanno a guardare i risultati delle elezioni per i Consigli di Zona. Nelle Circoscrizioni - che a Milano sono nove e hanno più o meno centomila elettori ciascuno - la Lega ha ottenuto 74.627 voti. Esattamente (o quasi) quelli (74.675) ottenuti nelle regionali del 2010. 17 mila Lumbard, insomma, hanno votato per il partito di Umberto Bossi nei Consigli di Zona e poi o non hanno votato per il sindaco, o comunque non hanno scelto la Moratti. Del resto la scelta del Senatùr di non presentarsi al fianco della candidata del Pdl neanche per la serata di chiusura della campagna per i ballottaggi parlava chiaro. Occhi di tutti puntati, allora, sull'appuntamento del 19 giugno a Pontida. In quell'occasione Bossi cercherà di indicare una rotta al suo popolo. Nell'ambito dell'alleanza con il Pdl, viene riferito in ambienti leghisti, il Carroccio però non farà sconti sulle richieste che ha deciso di portare avanti: riforma fiscale; Senato federale e riduzione del numero dei parlamentari; decentramento dei ministeri. Ma anche, così sembra, il quoziente familiare per il quale però servirebbero risorse cospicue che non sono facili da trovare. Na. Pie.