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Vendola festeggia da vincitore e ora presenta il conto al Pd

Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia

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Il sogno, la poesia, l'eleganza della politica, la bellezza dell'ambiente, la speranza sono le sue parole d'ordine. Si definisce: anarchico, ludico, infantile, narcisista. Ma anche instancabile, organizzatore, sorvegliato speciale delle sue stesse passioni. Ma chi è veramente Nichi Vendola? Di sicuro è uno dei vincitori delle elezioni di questa tornata amministrativa. È l'uomo che da domani si candida con maggiore forza a guidare la Sinistra nella sfida a Berlusconi e al centrodestra. E ad abbracciare il trionfatore di Milano, il vincitore più sorprendente e imprevedibile, in piazza Duomo c'era lui, Nichi. Pisapia è stata la sua sfida al Pd, l'ha imposto con le primarie e ora si gode la vittoria. Per i vertici dei Democratici questo sognatore velleitario è un problema. Non possono più metterlo da parte ponendo sul tappeto la necessità della concretezza per essere competitivi. Non possono più dire che il sogno va bene per infiammare le piazze, ma poi contano i voti. Vendola a Milano manda a dire a tutti, soprattutto ai suoi alleati, che stavolta nella roccaforte berlusconiana del Nord sono stati sconfitti i vertici oligarchici. Vendola parla della vittoria delle passioni. Di sicuro non pensava solo al Pdl. Vendola era in piazza, tra la gente, ad esultare e lanciare nuove sfide mentre i vertici del Pd si interrogavano sul futuro, sulle possibili alleanze nel chiuso dei loro uffici. Populista? Il berlusconiano della sinistra? Forse sì. Ma ora Bersani ha un problema. Provi a batterlo alle primarie. Provi a emarginarlo. Non può. Un sondaggio ha già rilevato che è il più popolare tra gli elettori di sinistra. E da oggi, nessuno può dire che con lui si perde. Adesso mette una seria ipoteca sul futuro. Nessuno dei suoi compagni può pensare di fare a meno di lui. Non è Grillo velleitario e minoritario, non è un telepredicatore. Sicuramente è un grande affabulatore, retorico, oratore che studia bene le parole, che usa un messaggio nuovo o diverso. Sa carezzare la piazza, sferzarla, appassionarla. È in politica dal 1972, eppure è riuscito ad apparire un volto nuovo. Capace, come dice lui di «sparigliare il centrosinistra». Lui che disse no allo scioglimento del Pci contribuendo a formare Rifondazione comunista dicendo: non capisco e non mi adeguo. Lasciò Rifondazione quando sentì odore di muffa e di nostalgia. Nuovo è il suo linguaggio. «Dobbiamo vincere, ma fuori dal palazzo, lungo le traiettorie delle vie popolari». Guida una regione eppure riesce ad apparire lontano dalla classe dirigente. Si accredita come volto pulito nonostante le inchieste che hanno coinvolto la sua giunta. E ha una personale ricetta di successo. «Per sconfiggere politicamente Berlusconi, è necessario sconfiggere culturalmente il berlusconismo». Per vincere, dice Nichi, userò l'emozione, «io produco un'emozione». Invece di fronte al premier «il centrosinistra si è presentato come un gruppo di amministratori di condominio. Serve un racconto alternativo» fondato sulla cultura, sull'immaginario, bisogna saper suscitare speranze. Per vincere bisogna convincere «e per convincere bisogna aver capito i bisogni dei cittadini». Del resto in politica l'idea del sogno ha avuto anche dei momenti fortunati. Quante volte abbiamo sentito parlare del sogno americano? E Kennedy non rappresentava la speranza di una parte della società americana? E anche in Obama non c'è tutto questo? In Italia forse no. Dire di un politico che è un sognatore non è quasi mai un complimento. Lo si ascolta, poi però lo si mette da parte come a dire adesso lascia fare a chi sa, a chi ha i piedi per terra. Spesso, soprattutto a sinistra, questo significa lasciar spazio ai vertici, alla politica delle alleanze. Così mentre D'Alema e Bersani si preoccupano di come creare una santa alleanza per battere il Cavaliere, Vendola si rivolge agli elettori sicuro che il moderatismo non paghi più, convinto che si può vincere offrendo la prospettiva di un cambiamento partendo dai bisogni, dalla rabbia, trasmettendo un messaggio di speranza per il futuro. Vendola sa che il suo successo passa per le primarie, perché ritiene di saper suscitare emozioni. Dopo quello che è successo cosa si potranno inventare per evitare a Vendola di candidarsi a premier alle prossime elezioni? Ma Vendola rappresenta una alternativa culturale per gli attuali dirigenti del Pd convinti che senza i moderati non si vince, che per battere il centrodestra occorre una politica delle alleanze che coinvolga anche ampi settori centristi. Questo spiega il corteggiamento nei confronti di Casini e perfino di Fini. Vendola può mandare all'aria tutto. Un matrimonio così si può fare? La questione è sul tavolo di Bersani che da oggi, piaccia o no, i conti deve farli con Nichi. Vendola rivendica il merito di aver messo in crisi Berlusconi e ora presenta il conto.

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