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Caso Ruby, una raffica di eccezioni dalla difesa

La marocchina Ruby

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Una raffica di eccezioni per chiedere ai giudici di Milano non solo di prosciogliere Silvio Berlusconi o di spostare inchiesta e processo davanti al Tribunale dei Ministri oppure a Monza, ma anche per sottolineare che il premier «era convinto che Ruby fosse nipote di Mubarak» e calcare la mano contro le indagini della Procura che «avrebbe monitorato la vita privata» del capo del Governo, «violando» la Costituzione. È cominciata ieri, e riprenderà lunedì prossimo, l'«offensiva» della difesa del presidente del Consiglio imputato per concussione e prostituzione minorile per la vicenda della giovane marocchina Ruby. Gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, dopo aver annunciato 16 eccezioni preliminari al collegio della quarta sezione, ne hanno illustrate poco più della metà, alternandosi per quasi sette ore e mezza. Tra le questioni preliminari si contano quelle sulla competenza funzionale e territoriale, sulla mancanza dei presupposti per chiedere e disporre il giudizio immediato, sulle intercettazioni, sulla carenza di potere, sulla violazione della corrispondenza riguardo alla documentazione bancaria di Berlusconi e anche sulla mancata udienza per la formazione del fascicolo del dibattimento. Per quanto riguarda la competenza funzionale, legata al reato di concussione e alle famose telefonate del premier al funzionario della Questura per il rilascio di Ruby, i difensori hanno parlato del «convincimento chiaro e incontrovertibile» da parte di Berlusconi che la ragazza fosse la nipote di Mubarak. E hanno chiesto ai giudici di proscioglierlo immediatamente, qualora ritengano che il premier quella sera non abbia agito da pubblico ufficiale, nelle funzioni di primo ministro. Invece, «qualora si sostenesse che ha agito come pubblico ufficiale, gli atti vengano inviati al Tribunale dei ministri». È stata avanzata anche la richiesta di trasferimento di inchiesta e processo a Monza, perché il reato più grave, la concussione, sarebbe stato commesso a Sesto San Giovanni (è là che il capo di gabinetto della Questura, tra il 27 e 28 maggio 2010, ricevette la telefonata del premier). Non sono mancati alcuni attacchi - velati - a Boccassini e compagni. Berlusconi, ha spiegato Ghedini, «è stato monitorato direttamente», anche in «tutto ciò che attiene alla sua vita privata», compresa la ricostruzione «dei suoi spostamenti», attraverso le intercettazioni telefoniche e l'acquisizione dei tabulati delle altre persone coinvolte nell'inchiesta. E tutto ciò per la difesa in aperta «violazione dell'articolo 68 della Costituzione».

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