Battaglie sinistre
Sonobastate poche ore. Quelle trascorse dal calore delle feste in piazza alle fredde valutazioni del giorno dopo, per far riemergere le differenze all'interno del centrosinistra. Che, nonostante le vittorie di Napoli e Milano, continua ad essere un cantiere aperto dove ognuno cerca di comandare a modo suo. E anche se Pier Luigi Bersani prova a spiegare che il successo nasce da una convincente prova del Pd che è ormai prossimo a diventare «il primo partito del Paese», a dettare la linea sembrano essere altri. Su tutti Nichi Vendola che già lunedì, festeggiando con Giuliano Pisapia, aveva lanciato la sua crociata: primarie subito e «assalto» a Palazzo Chigi. Il numero di interviste sui quotidiani nazionali non può certo essere considerato un barometro della situazione politica, ma di sicuro ieri faceva una certa impressione vedere il governatore pugliese parlare dalle pagine della Stampa, di Repubblica, del Messaggero e persino dell'Unità, mentre Pier Luigi doveva «accontentarsi» della sola Repubblica (che ieri pomeriggio lo ha pure ospitato nella propria web tv). Un segnale evidente che anche se la vittoria è da attribuire a tutto il centrosinistra, qualcuno ha vinto più di altri. E quindi adesso si sente legittimato a spiegare come occorre procedere. Vendola lo fa attraverso il suo blog. Prima di tutto si diverte a girare il coltello nella piaga ricordando le vittorie dei tre candidati «non graditi» al Pd: «Giuliano», Luigi De Magistris e Massimo Zedda. Quest'ultimo in particolare, sottolinea, «ha compiuto un'impresa, prima nelle primarie di coalizione e poi nelle elezioni amministrative. Era considerato un outsider dai cronisti politici, non lo era per noi, convinti sin dall'inizio che fosse la persona giusta per rivitalizzare Cagliari». Quindi la morale: «Il centrosinistra vince quando fa il centrosinistra, quando non si arrocca, quando esce dai palazzi e dalle segreterie per stare nella città e nei suoi luoghi. Perché il centrosinistra non può permettersi di salire su un predellino, né può preparare alleanze e accrocchi politicistici preconfezionati». Sarebbe bello pensare che le parole del governatore pugliese non siano rivolte al Pd. Ma le interviste della mattina fugano ogni dubbio: «Abbiamo il referendum da vincere. Poi, attorno al tavolo a ragionare di primarie». E ancora, «il successo non è certo maturato su un'onda moderata» con il Terzo Polo che si è attestato su «un risultato piuttosto modesto». Insomma la ricetta è chiara. Il centrosinistra di governo sognato Vendola è quello che vive lungo l'asse Pd-Sel-Idv e che deve trovare prima possibile una leadership unitaria legittimata attraverso le primarie. Chiunque può aggregarsi, ma sarebbe meglio non perdere tempo cercando di conquistare moderati o, peggio ancora, leghisti («Sarebbe un errore gravissimo cercare interlocutori nel centrodestra - spiega Nichi -. Non è il momento di cercare sponde con la Lega o con Tremonti»). Ma se Vendola accelera, Bersani frena. Per il segretario democratico «il percorso è sempre lo stesso: prima il progetto con il pacchetto di 10 riforme, poi vedere chi ci sta e quindi chi ci sta decide se fare o meno le primarie. E quando si fanno le primarie, chi vince va bene». In ogni caso, ribadisce, le primarie «in tante situazioni ci hanno fatto un bene dell'anima ma in alcuni casi non hanno funzionato e quindi primarie sicuramente ma non come automatismo». Primo stop al progetto di Nichi. Il secondo riguarda le alleanze: «Invito il centrosinistra a non alzare le paratie perché se il progetto è credibile tira da tutte le parti. Se gli elettori del Terzo Polo hanno votato per i candidati del centrosinistra il motivo è che Pd e centrosinistra si sono presentati in modo aperto e costituzionale a fronte del populismo berlusconiano». Bersani insiste sull'idea del «nuovo Ulivo», corteggia la Lega e dopo aver rinnovato l'invito a Berlusconi affinché si dimetta («si presenti dimissionario alla verifica di fine giugno»), avverte gli avversari che lui non ha alcuna intenzione di subire opa ostili ed è pronto a correre per la premiership: «Io ci sono ma non mi metto davanti al progetto». La battaglia tra Nichi e Pier Luigi è cominciata anche se tutti e due dovranno guardarsi dal «fuoco amico». Per Bersani è quello di Massimo Cacciari che sentenzia: «Se il Pd intende fare un nuovo Ulivo, auguri...Se pensano di sommare il moderato Pisapia con De Magistris e la coalizione di Napoli, non vinceranno da qui all'eternità». Per Vendola il colpo è più duro e glielo assesta il neosindaco di Milano Pisapia, un po' irritato dal comizio con cui Nichi ha festeggiato la vittoria in piazza Duomo lunedì: «Gli voglio bene. Ma quando va in una città che non conosce dovrebbe ascoltare più che parlare».