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Melchiorre si dimette. È l'ennesima giravolta

La sottosegretaria alla Giustizia Daniela Melchiorre

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Daniela Melchiorre, da due settimane nominata sottosegretario allo Sviluppo Economico, sbatte la porta e se ne va. Con una lettera, anticipata ieri da «Repubblica», si è dimessa dall'incarico. E ha annunciato che subito dopo i ballottaggi si riunirà con l'altro Liberaldemocratico Tanoni per decidere come comportarsi nei prossimi voti in aula. I due infatti fanno parte del gruppo Misto ma avevano deciso di appoggiare, a gennaio, la maggioranza. E per questo lei, ex magistrato, aveva avuto l'incarico di sottosegretario. Nomina che non l'aveva entusiasmata, dicono i più maligni nel Pdl, perché mirava a una poltrona da viceministro. Ma Daniela Melchiorri è una abituata a saltare da una parte all'altra del fosso. La sua è una storia politica di continui cambi di casacca. La deputata Libdem era già stata sottosegretario alla Giustizia nel Governo Prodi ma nel 2008 si è fatta eleggere con il Pdl. Dopo pochi mesi, però, passa con i Liberaldemocratici all'opposizione, vota contro la fiducia al Governo nel gennaio 2009 e a dicembre scorso passa al Terzo polo. A gennaio altra «folgorazione» e il ritorno nella maggioranza. Poi due giorni fa, il nuovo salto. Spiegato con una lettera nella quale annuncia che le sue dimissioni sono dovute allo sfogo che il premier ha avuto con Obama sulla giustizia. «Il livello di accettabilità – scrive – è definitivamente superato anche per chi aveva ritenuto per un attimo di poter superare, in un momento di emergenza, le fratture politiche del passato. Dopo le incredibili esternazioni del presidente del Consiglio contro i magistrati all'incredulo Presidente Obama in occasione del summit del G8 di giovedì – come si trattasse di un tema degno dell'agenda internazionale e a quel livello – non ho potuto far altro che constatare che non vi è, almeno per me, uno spazio per proseguire, o meglio avviare, un contributo effettivo all'attività governativa. Qui la cosiddetta difesa fuori dal processo ha voluto raggiungere, al di là di ogni misura, l'apice mondiale». Da questa «presa di coscienza» sono discese le dimissioni. Sulle quali il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto ironizza così: «Mancherà al Paese tutto il suo enorme bagaglio culturale, il suo alto profilo morale, il suo eccelso senso delle istituzioni. L'Italia perde un pilastro che sarebbe stato fondamentale per rilanciare l'economia e rendere più credibili le istituzioni. Mi auguro che i valori che lei ed il suo gruppo hanno sempre difeso e rappresentato, permeino fino in fondo lo spazio politico dove decideranno di approdare lei e Tanoni». Ma non tutti nel Pdl la prendono con ironia. «C'è molto malcontento – dice un parlamentare azzurro – perché è assurdo che una che voleva fare il vice ministro si lamenti perché è "solo" sottosegretario, quando poi il suo movimento ha appena l'1 per cento dei voti. Non c'è più regola. E la sua scelta ci crea anche qualche problema». Sulla carta, alla Camera, la maggioranza è ancora a quota 320, ma rischia a fronte delle assenze e di eventuali altre sorprese, che potrebbero arrivare dai Responsabili: Arturo Iannaccone ed Elio Belcastro hanno rotto con il capogruppo Sardelli, anche se non ancora con la maggioranza. Francesco Pionati, leader di Adc, è rimasto fuori dal giro di rimpasto delle scorse settimane e mercoledì era assente sulla fiducia per il Decreto legge omnibus. Così come Francesco Nucara e Calogero Mannino. Isabella Bertolini, vicecapogruppo alla Camera de Pdl, ha addirittura chiesto a Daniela Melchiorre di dimettersi da parlamentare, cosa che ovviamente né l'ex magistrato né l'altro Libdem Italo Tanoni faranno, pensando piuttosto a come regolarsi da lunedì in poi dai banchi del gruppo Misto. Pa. Zap.

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