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Il Nord tradisce la Lega

Umberto Bossi

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Il Nord ha tradito la Lega. Il vento dirompente che già due settimane fa aveva aveva dato segnali di cedimento, da ieri ha smesso di soffiare. Una débâcle per tutto il centrodestra che ha vinto il ballottaggio solamente in 4 comuni su 13 (Varese, Cosenza, Rovigo e Iglesias) e in 2 province su 5 (Reggio Calabria e Vercelli) ma che, per il partito dell'Umberto, si è trasformata in una vera e propria battuta d'arresto. Il bilancio è drastico: un solo sindaco della Lega è stato eletto al secondo turno in Lombardia tra i comuni sopra i 15 mila abitanti. Ma più che una vittoria si tratta di una riconferma dato che Attilio Fontana, con l'appoggio del Pdl, tornerà a vestire i panni di primo cittadino di Varese. Una bella notizia che però lo stesso neoeletto sindaco analizza, con un pizzico di ironia, con i suoi sostenitori: «Sono l'ultimo dei mohicani, miei cari, qui è cambiato il vento…». E basta guardare i risultati per dargli ragione. Il fallimento in Lombardia della corsa in solitaria inaugurata dal Carroccio è evidente. Sconfitta a Novara, sconfitta anche al Comune di Rho (il popoloso comune alle porte di Milano, che nel 2015 ospiterà l'Expo) e a quello di Desio, dove al primo turno la Lega si era presentata da sola spuntando il ballottaggio. E anche il «laboratorio Gallarate», dove la candidata leghista Bianchi Clerici era rimasta esclusa dal ballottaggio a favore del pidiellino Bossi e del democratico Guenzani, va al centrosinistra. Per quanto riguarda le provinciali infine la delusione più grande arriva da Mantova dove il candidato di estrazione leghista Giovanni Fava che al primo turno aveva chiuso quasi in parità la sfida con il candidato del centrosinistra, è stato costretto a cedere le armi con un distacco di 15 punti percentuali. Chiusa così la conta dei voti ora i vertici del Carroccio devono capire quale strategia adottare per trasformare l'«avvertimento» degli elettori, in opportunità di crescita. Il primo commento che arriva dal ministro dell'Interno Roberto Maroni è chiaro: «È stata una sberla, serve una riflessione. Ora o si dà un colpo d'ala, anzi di frusta, nella ripresa dell'azione di Governo o si rischia di non dare una risposta al voto di oggi». Poche parole a margine degli incontri bliaterali Italia-Romania che non solo rassicurano il premier sulla tenuta del governo ma mettono tranquilli anche i ministri dato che Maroni aggiunge: «Non dovrebbe essere necessario un aggiustamento alla squadra di Governo» ma solo, conclude, tentare di «riprendere la leadership, sui territori che avevamo e si è appannata». Anche se il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, non perde lo spirito di squadra. «Quando si vince si vince tutti assieme così quando si perde». Eppure, mentre i vertici tentano di rassicurare gli alleati, la base leghista continua ad alzare la protesta. La valvola di sfogo è Radio Padania che, come di consueto, lascia libertà di parola agli ascoltatori. «Attaccare Pisapia per poi chiedergli scusa, poi l'annuncio che saranno tolte le multe per i milanesi: sono errori che si pagano», afferma un ascoltare. «Più che una sconfitta della Lega - rincara un altro leghista - è una sconfitta di Berlusconi e del Pdl. Il ciclo del berlusconismo è finito, non ha più presa, ha fatto mille promesse, ma non ha portato a casa nessun risultato». E ancora: «Berlusconi aveva promesso una riduzione delle tasse e invece dobbiamo lavorare un giorno in più per pagarle. Poi lo scandalo del bunga-bunga: noi non siamo fatti così». Un altro ascoltatore, invece, ha sottolineato la «figura di m... di Berlusconi che è andato a bisbigliare nell'orecchio di Obama, i suoi guai giudiziari. Berlusconi, quel vecchio por..., non mi rappresenta più». Un malessere intercettato dall'eurodeputato Matteo Salvini. «La Lega ha fatto di tutto e di più: le polemiche del passato sui furti d'auto e le Br e l'aver definito i giudici un cancro da estirpare» non hanno di certo aiutato. Eppure nonostante la sconfitta del centrodestra Salvini ha voluto mettere le cose in chiaro ricordando il risultato di Milano di 5 anni fa: «Il Pdl prese 250 mila voti, la Lega 22 mila. Oggi il Pdl prende 170 mila voti, la Lega 60 mila. Il Pdl ha perso 80 mila voti. Detto questo quando si perde, si perde tutti insieme, l'opposizione non ci fa paura».

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