L’Agcom piace solo a senso unico
L'Agcom lavora bene solo se non si occupa di programmi di sinistra. É bastato infatti che quattro commissari dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni abbiano chiesto un'istruttoria nei confronti della puntata di «Annozero» di giovedì – durante la quale Adriano Celentano ha detto di votare a Milano per Giuliano Pisapia – per far scatenare l'opposizione. Michele Santoro si è ovviamente messo alla testa della sollevazione, parlando di censure inaccettabili e ipotizzando complotti. «Siamo di fronte ad interventi di chiara natura censoria – ha attaccato – mossi da una forza politica che sta cercando di comprimere gli spazi di informazione e la libertà di espressione perché si trova in manifesta difficoltà nei confronti dell'elettorato». E ancora: «Invito formalmente l'Agcom a non prestarsi a questa strumentalizzazione indegna, dopo che è già stata fatto oggetto di pressioni pesanti del Presidente del Consiglio nei confronti di Annozero ancora al vaglio della Magistratura». Eppure sono passati solo pochi giorni da quando l'Agcom per la sinistra era la paladina della libertà di informazione perché aveva multato Tg1, Tg2, Tg4, Tg5 e Studio Aperto che avevano mandato in onda l'intervista a Silvio Berlusconi. Tra lunedì e martedì di questa settimana i commenti degli esponenti del Pd e dell'Idv erano un florilegio di accuse al Pdl e a Berlusconi che avevano criticato la decisione dei commissari. «È davvero incredibile leggere le parole del capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto contro l'Agcom e il suo presidente Calabrò – si stizziva la vice presidente dell'Assemblea nazionale del Pd Marina Sereni – Ora si ha anche il coraggio di protestare per le sanzioni, comunque insufficienti a riparare il danno, comminate dall'Autorità di vigilanza». «Bene la decisione dell'Agcom – rincaravano il senatore Pd Vincenzo Vita e il portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti – Naturalmente serve ora il massimo rigore nel vigilare affinché l'evocato rispetto del pluralismo abbia conseguenze molto concrete. Vale a dire la presenza eguale da qui al voto dei candidati al ballottaggio». Anche il senatore del Pd e vicepresidente di palazzo Madama Vannino Chiti si esibiva in elogi sperticati: «Le sanzioni pesanti decise dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, riguardo a Rai e Mediaset, a seguito delle violazioni di un uguale diritto di presenza delle forze politiche in campagna elettorale sono sacrosante». È bastato che, dopo quelle pesanti multe, l'Agcom rivolgesse lo sguardo verso il Tg3 e Santoro per trasformarsi in una pericolosa associazione eversiva. Al Tg diretto da Bianca Berlinguer è arrivato solo un richiamo, proprio nel rispetto della par condicio. I commissari hanno chiesto che, dopo aver dato la parola al candidato dell'Idv Luigi De Magistris a Napoli, si desse spazio anche a un candidato del centrodestra. E subito è esplosa l'indignazione del capogruppo dell'Italia dei Valori in Commissione di Vigilanza Pancho Pardi: «Il richiamo dell'Agcom al Tg3 è francamente incomprensibile e sbalorditivo». Poi ieri la richiesta dei quattro commissari ha fatto perdere la testa a Michele Santoro. E a tutta la sinistra. Dimenticando che per ora siamo solo a una richiesta di istruttoria. L'Agcom deve ancora decidere.