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La Lega insiste: cancellare la missione

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LaLega è tornata chiedere con forza il ritiro dei nostri militari. «Per primo ho chiesto il ritiro dalla missione in Libano. Continuo a ritenere che le missioni nelle quali siamo impegnati siano troppe e in troppi Paesi: in alcune realtà siamo addirittura più rappresentati degli Stati Uniti», ha dichiarato il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli. L'esponente della Lega Nord, da sempre contaria alle operazioni «fuori area» ha ribadito la necessità di riportare a casa i nostri soldati visto che le misisoni internazionali «Risultano incompatibili con lo stato dei Conti pubblici a causa della crisi economica internazionale». Ancora più categorico un altro esponente leghista, Alessandro Montagnoli, vicepresidente vicario dei deputati della Lega Nord e componente della commissione Finanze. «Siamo sempre stati e siamo contrari alla guerra. Chiediamo il ritiro delle truppe in maniera tempestiva», ha detto. «Siamo convintissimi che bisogna fare delle scelte importanti - aggiunge Montagnoli tirnado in ballo la discussa mozione sull'intervento contro Gheddafi - attraverso un veloce ritiro dai quei Paesi dove siamo impegnati, come il Libano. La mozione del governo sulla Libia è chiara: abbiamo impegnato il governo al ritiro delle nostre truppe». A cercare di arginare le polemiche leghiste che potrebbero essere sfruttate dall'opposzione in chiave anti Berlusconi, ci pensa il ministro degli Esteri Frattini. «Il governo è intenzionato a un disimpegno in Libano, come richiesto anche dalla Lega di recente», ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini a Trieste, a margine di un incontro elettorale. «È un impegno -ha affermato Frattini- di cui il governo ha già iniziato a parlare, non è una novità. Il dialogo, il confronto, va fatto dentro la maggioranza, ma interessando il presidente della Repubblica che è il presidente del consiglio supremo di difesa. È evidente che si tratta di una decisione - ha spiegato il titolare della Farnesina- che va comunicata in sede Onu, perchè questa non è una missione dell'Italia, è una missione delle Nazioni Unite. Quindi noi entriamo, riduciamo, usciamo, a seconda di come l'istituzione internazionale in qualche modo è informata». Il Capo dello Stato è seriamente preoccupato dall'escalation libanese. «In Libano - ha detto il capo dello Stato - finora la missione dell'Unifil si è svolta per garantire il controllo pacifico della situazione». Ma il fatto stesso che «in un'area di estrema delicatezza per il Medio Oriente possa scattare qualcosa che finora non c'è mai stato, come un attacco terroristico, se sarà confermato che di questo si tratta», cambia indubbiamente il quadro. Il timore è che i nostri militari si trovino di fronte ad un contesto mutato, dove non sia più sufficiente il controllo pacifico della sicurezza e, soprattutto, dove sia la loro, di sicurezza, ad essere a rischio. Mau.Pic.

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