Sul nucleare il Pdl si fonde

Alla fine si tratta di un ordine del giorno che il governo ha accolto anche per evitare brutte sorprese in una giornata in cui la maggioranza ha dato il via libera al decreto Omnibus fissando l'asticella a quota 301 deputati favorevoli (contrari a 280 e due astenuti). Ma il dato resta: ieri, nell'Aula della Camera, l'esecutivo si è di fatto impegnato a «rendere definitiva» la sospensione del nucleare italiano («relativamente alla sola fissione») «determinando il sostanziale abbandono del programma di costruzione di reattori sul territorio nazionale». A spingere il governo verso questa decisione però, non è stata la mordacchia delle opposizioni, bensì due parlamentari del Pdl provenienza An: Fabio Rampelli e Marco Marsilio. Che ora cantano vittoria. «Accogliendo l'ordine del giorno che impegna il governo a considerare definitiva la rinuncia al programma nucleare da fissione e alla realizzazione dei reattori atomici sul territorio italiano - spiegano -, concentrando le risorse sulla ricerca scientifica per sviluppare il nucleare pulito (fusione e quarta generazione) e sullo sviluppo delle energie rinnovabili, l'Italia getta le premesse per porsi all'avanguardia dei paesi industrializzati. Nello stesso testo viene accolto l'indirizzo di impiegare i fondi CIP6 per le energie rinnovabili senza più distrarli sulle cosiddette "assimilate". Si tratta anche qui di una svolta storica che siamo orgogliosi di intestarci all'interno del PdL». Detta così sembrerebbe normale amministrazione, ma non è stato affatto un passaggio facile. Il sottosegretario Alberto Giorgetti, infatti, ha provato fino alla fine a far passare una riformulazione del testo, ma i due deputati si sono dimostrati inamovibili. E alla fine, di fronte allo spettro di un voto, l'odg è stato recepito nella sua forma originale. Una passo che, però, non placa la polemica attorno al tema del nucleare e al referendum che dovrebbe celebrarsi il 12 e 13 giugno. Le opposizioni, infatti, continuano a denunciare l'«imbroglio» del governo. Ma la palla è nelle mani dell'ufficio centrale della Corte di Cassazione che dovrà stabilire se le nuove norme contenute nel decreto Omnibus rendano inutile o meno lo svolgimento della consultazione sull'energia atomica. Una decisione che, spiegano in ambienti della Suprema Corte, non prenderà in esame le norme prima della loro promulgazione da parte del Capo dello Stato. Intanto l'Idv annuncia di aver già pronto il ricorso alla Cassazione mentre il Pd fa sapere di aver dato mandato all'avvocato Gianluigi Pellegrino di presentare alla Suprema Corte una memoria sulla conferma del referendum sul nuclerare.