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Resa dei conti nel Pdl laziale

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Renata Polverini e Gianni Alemanno

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L'asse Polverini-Alemanno, concretizzato con l'appoggio del sindaco di Roma al candidato della presidente del Lazio a Terracina contro quello del Pdl, non piace affatto ai dirigenti pidiellini e rischia di fare esplodere definitivamente il partito già messo a dura prova. Per questo motivo l'attesa dei ballottaggi di domenica che, oltre a Terracina, contano un ulteriore derby Pdl-Città Nuove (la lista della Polverini) anche a Sora, è tesissima. Il rischio tuttavia è quello di fare il passo più lungo della gamba. A lanciare il sasso il deputato Pdl, Fabio Rampelli che da mesi si pone in contrasto con il sindaco di Roma. In una situazione paradossale che vede la presidente della Regione concorrere contro il partito che l'ha eletta, l'appoggio ufficiale di Alemanno al candidato della Polverini «ha minato la sua affidabilità. Le regole e i patti non sa cosa siano, li ha sempre evocati nei comizi - rincara Rampelli - salvo disattenderli nella realtà». Alemanno, che da anni cerca dare prospettiva al Pdl, non lascia correre. «Dopo i ballottaggi sarà necessario un chiarimento all'interno del Pdl nel Lazio. Va sottolineata una cosa, il presidente provinciale di Latina, Claudio Fazzone, dopo aver scelto, assieme al ministro Meloni, il candidato del Pdl non ha accolto le indicazioni del coordinamento nazionale e regionale per inserire alcune persone in lista. Questa violazione - insiste Alemanno - è stata alla base del mio atteggiamento. Se non si rispetta la disciplina di partito, non si può chiederla». Poi l'affondo. «Per me Sciscione (il candidato della Polverini ndr) è migliore di Procaccini (quello del Pdl ndr), con tutto il rispetto per quest'ultimo». Molte le repliche. Durissima quella di Fazzone «non accetto lezioni da Alemanno, la candidatura di Procaccini è frutto di un'indicazione unanime del direttivo Pdl di Terracina seguita dall'approvazione dei vertici di partito e da Berlusconi». Al di là delle parole è il livore a segnare il passo di una fase, come quella del Pdl del Lazio, iniziata con la clamorosa esclusione della lista di Roma e Provincia dalle ultime regionali e che, forse, trova la sua naturale conclusione nel paradosso dei «derby» di centrodestra nelle due cittadine laziali. Il punto è capire cosa potrebbe accadere. Alemanno è pronto al «piano b»: creare un ponte con i finiani delusi per ricompattare la destra. «Non si è mai pensato di ricostituire la ex An», ha precisato ieri il senatore Andrea Augello, tra i chiamati in causa sulle presunte "manovre" dopo i ballottaggi di Milano e Napoli. Il Pdl, come è oggi, non va. Questo ormai è chiaro a tutti. Ma come e in cosa trasformarlo? Il tandem Alemanno-Polverini punterebbe a rafforzare il partito del Sud, in contrapposizione con la Lega. I conti però si fanno sempre con l'oste. Quadri e dirigenti del Pdl non resteranno a guardare. Anzi. Non è escluso il colpo di scena nei prossimi giorni. Alcuni consiglieri regionali eletti nella Lista Polverini potrebbero essere chiamati a "tornare a casa" ed entrare nel gruppo Pdl del Lazio: Melpigiano, Palmieri, Miele, Gatti e Bernaudo. Ovvero, Gasparri, Rampelli, Tajani. La Lista Polverini perderebbe pezzi importanti e a volte strategici (Bernaudo è vice presidente della commissione al Bilancio, presieduta da Fiorito (vicino ad Alemanno). Al momento sono squillate soltanto le trombe, se poi suoneranno la carica per la guerra fraticida lo scopriremo, probabilmente, insieme ai candidati eletti sindaci.

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