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Nel caos avanza il partito romano

Il presidente della Regione, Renata Polverini

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Senza partito non c'è politica. Senza partito non c'è leadership salda. Senza partito prima o poi arriva il caos. Anche la Regione Lazio è entrata nella lista delle «crisi» a getto continuo del centrodestra. Il Tempo documenta «quer pasticciaccio de la Pisana» da mesi, senza che nessuno dei fenomeni del Pdl si sia mai sognato di fare qualcosa per fermare il casino. Ora siamo quasi al punto di rottura tra la presidente della giunta e il Pdl e la cosa è tragicomica. La Polverini progettava da mesi il varo della sua lista per partecipare alle elezioni amministrative. Fu il nostro giornale ad anticiparlo. Tutti dissero «embè?». Fummo sempre noi a spiegare che con un Pdl così sgangherato Renata aveva un vuoto da riempire con un progetto civico. Fu sempre Il Tempo a scrivere che dopo le baruffe, la Polverini e Alemanno si sarebbero ritrovati su un sentiero comune: quello di salvare la loro esperienza politica dal «buco nero» del Pdl e sostituirlo con un «partito romano» che ha un'identità naturale, pronta per l'uso, nella grandezza della Capitale. Segni di vita dai coordinatori nazionali del partito di Berlusconi? Nessuno. La Russa si occupa di Milano (con i risultati che vediamo), Verdini cura il feudo toscano (vedi alla voce La Russa), Bondi è scomparso nell'iperspazio. Il Cavaliere ha sempre pensato al Pdl come a uno scatolone ingombrante dove l'unica merce presentabile è la sua. Crediamo che tutto questo sia sbagliato, che servano politici e non urlatori, che occorrano strateghi e non cacciatori di poltrone, che di Azzeccagarbugli sia pieno il partito ma di persone credibili ce ne siano poche. Alla vigilia del ballottaggio a Milano e a Napoli, a Roma hanno rotto le uova e fatto la frittata. Buon appetito.  

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