La retromarcia di Calderoli
Un'intervista, una rettifica, una nota e, subito dopo, due querele. In un solo giorno il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli e il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli non se le sono mandate a dire. Un duro botta e risposta che, molto probabilmente, si concluderà solo davanti al giudice dato che tra il leghista e il giornalista sono volate promesse di querele. Una vicenda iniziata ieri mattina alle 8.00 quando le agenzie di stampa riprendono un passo dell'intervista rilasciata da Calderoli al giornalista del Corriere Marco Cremonesi. Un'intervista nella quale l'esponente leghista ribadisce la già nota intenzione del Carroccio di voler trasferire alcuni ministeri al Nord e, novità, anche l'intenzione di «spostare la presidenza della Repubblica». Una frase di così grande impatto che non solo è stata usata come titolo del pezzo ma anche come richiamo dello stesso in prima pagina. Eppure non è tutto oro quello che luccica e a mettere le cose in chiaro ci ha pensato, alle 9.46, lo stesso Calderoli che, con una nota, ha smentito di aver detto quella frase: «È il frutto di un'incomprensione telefonica con il giornalista che mi ha intervistato. Io avevo detto: "non voglio spostare da Roma la presidenza della Repubblica"». Una precisazione che però non è piaciuta alla direzione del Corriere che ha voluto difendere l'operato del suo giornalista: «Sorge un dubbio. Il Calderoli che oggi smentisce di aver detto di voler spostare la sede del Quirinale è lo stesso che ieri, parlando con Cremonesi, ha ribadito più volte la sua opinione, vincendo la comprensibile incredulità dell'intervistatore». E poi ironizza: «Capiamo che l'esponente della Lega abbia passato una brutta mattinata o forse la notte gli ha restituito qualche grano (padano) di saggezza. Come ministro ha semplificato poco le leggi italiane, ma in compenso si è spesso complicato la vita». Non l'avesse mai detto. Calderoli infatti ha dato immediatamente sfogo alla propria furia. Prima attacca la direzione del giornale («la loro nota assomiglia più ad un comunicato stampa emesso da un centro sociale») e poi spiega: «Non sono stato intervistato dalla direzione del Corriere ma da Cremonesi, con il quale ho già chiarito l'equivoco. A questo punto non mi resterà che rivolgermi alle sedi competenti per avere giustizia e in quelle sedi i signori della direzione dovranno fornire la registrazione telefonica della suddetta intervista». In altre parole: querela. Ma chi di querela ferisce di querela potrebbe perire infatti è proprio De Bortoli a scendere in campo prendendosela con il ministro: «Caro Calderoli, raramente mi è capitato di avere a che fare con una persona confusa e in malafede come lei, ma ormai non mi stupisco più di nulla. Sa che le dico? La querela la faccio io. E le chiederò anche i danni per le troppe interviste che generosamente le abbiamo fatto in questi anni». Gli stracci sono volati. Ora la palla passa ai giudici.