Il Silvio-style non cambia

Sarà l’aria della Côte Fleurie, lassù nel nord della Francia, a due passi da Parigi, sulle spiagge dove sono sbarcati gli americani per liberare l’Europa dal nazismo e vincere la II Guerra Mondiale ma il Silvio Berlusconi off the record di ieri, al vertice di Deauville, il mare più chic della Normandia, è la migliore autografia del Cavaliere a spasso nel mondo. Sbirciando nel labiale di Berlusconi - al rallenty, come nelle moviole che vivisezionano il calcio la domenica sera - durante un colloquio con il presidente Usa Barack Obama, ripreso e trasmesso dal circuito chiuso al vertice del G8 prima dell'inizio dei lavori di una sessione, si coglie la frase del premier: «Noi abbiamo presentato la riforma della giustizia e per noi è fondamentale, perché in questo momento abbiamo quasi una dittatura dei giudici di sinistra». Due minuti, forse qualche secondo in più di colloquio tra il Cav ed Obama, con stretta di mano e grandi sorrisi. Off the record, certo, ma persino i retroscena con Silvio Berlusconi finiscono con l'andare in onda. Fa parte del personaggio: se ha inventato la televisione commerciale (in Italia) ci sarà pure una ragione e poi sarà l'aria della Francia che si porta dietro l'arte della seduzione e la melanconia per le canzoni di Trenet o di Aznavour: «Perdonatemi se con nessuno di voi / non ho niente in comune / Io sono un istrione / a cui la scena dà / la giusta dimensione». Per questo, mentre gli spettatori si interrogano sul dilemma «ma il Presidente si sarà accorto di essere fuori onda, oppure lo sapeva ed è un fuorionda consapevole?», a noi non resta che andare a ritroso nelle distrazioni mediatiche del Cavaliere, gaffe comprese. Sì, perché come uno studente liceale in gita, che si annoia, Berlusconi ai vertici internazionali è di sicuro il politico più divertente. Le corna nella foto di gruppo con gli altri leader, il cucù alla Merkel o la telefonata - scendendo dalla macchina - che gli ritarda il saluto al Cancelliere tedesco. Potremmo andare avanti ma preferiamo citare la Top Ten delle gaffe pubblicata nell'aprile 2009 dal Daily Telegraph, un quotidiano inglese. Naturalmente al Telegraph l'idea della classifica è venuta dopo la scena del Cavaliere con la regina Elisabetta, era il 1 aprile del 2009. In quella occasione, a Buckingham Palace il premier italiano - durante un G20 - per salutare Obama sceglie di chiamarlo a gran voce: «Mister Obamaaaa, mister Obamaaaa». Al che il presidente Usa si volta e Berlusconi gli si presenta, sorridendo: «Mister Berlusconi». Ma il tono della voce del Cavaliere risulterà un po' alto per la regina Elisabetta, padrona di casa, che si lascerà sfuggire un gesto di impazienza: «Ma chi alza la voce così? Suvvia...». Nei giorni seguenti uscirà la classifica sul Telegraph che, tra i vari episodi, citerà il riferimento a Barack Obama «abbronzato», la frase per la quale in Italia non ci sarebbero abbastanza militari per proteggere «le belle ragazze» dalla violenza sessuale ed altre trovate di Berlusconi, definendolo addirittura joker of the pack, il giullare del gruppo. Ingeneroso da parte degli inglesi, che si prendono sempre così maledettamente sul serio. E poi sarà proprio dall'isola Oltremanica che arriverà il riconoscimento al talento pop, raro tra i potenti, di Berlusconi. Il 3 aprile 2009 il pomeridiano londinese Evening Standard dedicherà al video con The Queen Elisabeth la prima pagina con il titolo, a caratteri cubitali: «Scatto della Regina al G20 diventa successo su YouTube». Mentre la Bbc titolerà online: «La regina non è divertita da Berlusconi». On Air: gli inglesi ci perdoneranno se gli preferiamo la battuta di una francese, che ha fatto la storia di Deauville, su in Normandia dove il Cavaliere è andato off the record al G8, con il suo labiale: «La moda passa, lo stile resta». Quella francese si chiamava Coco Chanel.