E il partito dei pm insorge

Non è certo una novità. La battaglia di Silvio Berlusconi contro i «giudici di sinistra» è un evergreen. Ma stavolta il Cavaliere non sferra l'attacco durante una manifestazione elettorale né durante un'apparizione televisiva. Il premier ne parla durante un colloquio privato di pochi minuti con il presidente americano Barack Obama a margine dei lavori del G8 di Deauville. E tanto basta per scatenare, in Italia, la rabbia del «partito delle toghe». Il più arrabbiato è ovviamente il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara: «Non ci prestiamo a strumentalizzazioni legate alla campagna elettorale. La magistratura è un'istituzione fondamentale dello Stato di diritto. È molto grave che questo sia accaduto all'estero, e che una fondamentale istituzione dello Stato venga denigrata anche agli occhi di uno dei più potenti capi di Stato al mondo». E al suo fianco si schierano compatte le opposizioni. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani si affida al sarcasmo: «Magari Berlusconi ne ha parlato con Obama per chiedere un intervento della Nato contro le toghe...». Mentre per il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini «stiamo perdendo il senso delle dimensioni». E aggiunge: «Questo è quello che siete riusciti a capire voi giornalisti, ma chissà che altro gli ha detto...» Prosegue il "girotondo" di commenti Antonio Di Pietro: «Mi auguro che il presidente statunitense gli abbia risposto a dovere, spiegandogli come si comportano negli Usa per casi simili. Ci riferiamo al caso di Strauss-Kahn che, per un presunto rapporto sessuale non consenziente, è stato tirato giù dalla scaletta dell'aereo e sbattuto nel carcere di Harlem, mentre in Italia, il caso Ruby è stato portato in Parlamento per impedire alla magistratura di indagare. Sono sicuro che, dopo questa spiegazione, Berlusconi comprenderebbe che lui l'America l'ha trovata in Italia». Sulla stessa lunghezza d'onda il leader di Sel Nichi Vendola: «È incredibile che il premier arrivi «a infastidire i leader mondiali con le proprie ossessioni». Due minuti di «paranoia» rilancia Lapo Pistelli (Pd), mentre Fabio Granata (Fli) difende la memoria dei magistrati italiani che, come Falcone e Borsellino, soprattutto in America, vengono «onorati e rispettati». Insomma, le parole del premier hanno l'effetto di una bomba. Con la maggioranza che si schiera a difesa del Cavaliere. «Le sembra esagerato o no che Berlusconi sia stato accusato in mondovisione da Spatuzza di essere il capo della mafia e risponde attualmente in quattro processi contemporaneamente? - domanda intervistato dal Tg3 il vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello - Quindi a Berlusconi può essere offerta la possibilità di difendersi e di farlo sulla scena internazionale». «Il suo sfogo - gli fa eco il ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano - denuncia una grande condizione di insofferenza. Perché un uomo che fa il presidente del Consiglio e che pensa che martedì deve recarsi in tribunale, ovviamente ha qualche moto di reazione che le opposizioni sono pronte a strumentalizzare per fare muro contro muro». Mentre per il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi «il vero danno d'immagine per il nostro Paese, non sono le parole vere o presunte del premier ma quanto è accaduto in questi mesi in cui l'opposizione ha montato ad arte il caso Ruby con l'unico obiettivo di distruggere l'avversario politico».