Calderoli: spostiamo il Quirinale a Milano
Trasferire da Roma non solo ministeri: «nella prossima manovra cominceremo a tagliare anche quei sancta sanctorum mai toccati. Io voglio spostare anche la presidenza della Repubblica». Lo anticipa in un'intervista al Corriere della Sera il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli che aggiunge: «La Lega nasce per cambiare questo Stato». «Per chi non vuole i cambiamenti, non è mai il momento giusto», spiega l'esponente della Lega. «In questo caso, sono stati i giornali e le televisioni: noi ne parliamo dall'estate scorsa», ora «poi abbiamo anche avuto la fortuna di avere gli Alemanno e le Polverini che hanno molto contribuito al successo mediatico». Calderoli promette che la Lega non lascerà cadere la questione e rilancia: «il trasferimento sarà uno dei punti qualificanti del programma su cui stringeremo le nostre prossime alleanze». Il ministro leghista è convinto che «un ministero debba essere alimentato dalle vocazioni territoriali» e che il fatto che i dicasteri siano sempre nello stesso posto faccia in modo «che i grandi burocrati siano sempre gli stessi», aggiungendo che «proprio per non subire condizionamenti» sta chiudendo gli uffici della Semplificazione. Calderoli sottolinea di avere l'appoggio di Berlusconi: «Abbiamo deciso con il presidente del Consiglio di partire con lo spostamento di alcuni dipartimenti. Quelli senza portafoglio, dato che non hanno bisogno di una legge. Noi avevamo chiesto Riforme e Semplificazione, e Berlusconi correttamente ci ha chiesto di aggiungerne anche uno al Sud. Si pensa alle Pari opportunità della Carfagna: una materia che è più necessario trattare nel Mezzogiorno». È un «fatto simbolico», certo, ma c'è «l'impegno» del premier, osserva Calderoli, «che dopo i ballottaggi» sarà affrontato «il tema più generale», mentre il 6 giugno il Carroccio presenterà in Cassazione un progetto di legge di iniziativa popolare. Quanto alla questione legge elettorale, spiega, è «un tema che divide i furbetti da chi lavora davvero per il Paese. È ovvio che noi stiamo trattando con tutti. Ma quello che a tutti diciamo, maggioranza e opposizione, è che bisogna far ripartire le riforme: riduzione del numero dei parlamentari e superamento del bicameralismo perfetto per avere una Camera legislativa e una Camera dei territori. Si può fare in questa legislatura e, una volta arrivati a quello, il cambiare la legge elettorale diventa obbligatorio. Ma quelli che vogliono partire dall'ultimo punto sono i furbetti». Se Bersani è in «buona fede», conclude, «accetterà la mia proposta».