Affondo di Bossi: "Berlusconi è nervoso"

«Non abbiamo fatto una retromarcia sul decentramento, i ministeri prima o dopo arriveranno qui al Nord». È un Bossi scatenato quello che fa sentire la sua voce arrochita a un comizio a Viadana, nel Mantovano. A chi gli chiede un giudizio sulle parole pronunciate da Berlusconi a Porta Porta« Chi vota a sinistra è senza cervello», il Senatur rispsonde «Berlusconi ne dice, è troppo nervoso. Ognuno vota quel che vuole. Poi replica a chi sostiene che la Lega avesse intenzione di cambiare la legge elettorale, quella che porta la firma di Calderoli. «Adesso non abbiam tempo di pensare a quelle cose», spiega a margine del comizio a Viadana. «La gente ne ha le scatole piene di andare a votare continuamente». Ai cronisti che gli chiedevano se il suo partito sarebbe favorevole all'introduzione di una quota proporzionale, Bossi replica: «Ma no, l'avete inventato voi, che non sapete cosa scrivere». E Calderoli, fedele alla linea del leader, non molla. La «tregua armata» che sembrava aver posticipato a dopo i ballottaggi lo scontro sul trasferimento dei ministeri al Nord è durata poco più di 24 ore. Poi la svolta. Una secca e chiara nota del ministro della Semplificazione: o il Carroccio ottiene quanto chiesto, oppure promuoverà uno sciopero fiscale, sulle orme dei coloni americani che nel '700 chiesero ai dominatori inglesi la possibilità di eleggere propri rappresentanti con lo slogan ripreso dal ministro leghista, «No taxation without representation». Un «ultimo avviso ai naviganti» lanciato da Calderoli che torna così ad agitare la maggioranza ad appena tre giorni dal turno di ballottaggio. Un tempismo che può apparire controproducente in vista del difficile voto milanese ma che invece, da quanto spiegano in Via Bellerio, è il frutto di un'attenta strategia del Senatùr scaturita da una grande irritazione per il modo in cui Silvio Berlusconi sta liquidando la questione, riducendo il tutto all'apertura di semplici «uffici di rappresentanza». Gli accordi erano ben diversi. Il Carroccio aveva parlato chiaro. Nei loro intenti c'era lo «spostare i dipartimenti di Calderoli e di Bossi su a Milano». Una cosa che, se il Cav volesse, spiega un parlamentare leghista, potrebbe fare semplicemente firmando un decreto. Ma non è solo questo il motivo di tanta agitazione in casa Lega. Infatti, dietro alla nota di Calderoli c'è anche la volontà dell'Umberto di tenere distinto il suo movimento dall'alleato: «È finito il tempo in cui Berlusconi e il Capo parlavano con una voce sola». E infatti già due giorni fa Bossi si era smarcato dal premier sul referendum per l'acqua, sostenendo che fossero quesiti «attraenti».