La sinistra vieta a Gigi di cantare
Tappatala bocca. Mica a chi fa un comizio, e parla di politica. Ma a chi sale su un palco e vuole cantare. Assurdo epilogo della forsennata campagna elettorale di Milano. Gigi D'Alessio - uno che ha venduto dieci milioni di dischi con canzoni d'amore - non va giù alla sinistra se partecipa al concerto per Letizia Moratti. Così ieri, in extremis, ha rinunciato al pubblico meneghino. «Mi sono sentito minacciato, ho avuto paura e me ne sono andato via. Pensavo fosse una festa, per la Moratti, per il Pdl. Non una guerra - ha detto - Ma quando ho ricevuto minacce da parte di chi ha un giro politico diverso, diciamo dalla sinistra, mi sono sentito così male che ho pensato di andare via. Mi sono anche risentito su parole di qualche esponente della Lega. Credevo che in un paese libero e democratico non accadessero cose come queste». Invece accadono, e la serataccia milanese l'ha dimostrato. Con i fan assiepati ad aspettare Gigi e lui che molla. La rabbia monta, Iva Zanicchi annuncia il collegamento con Gigi, ma è un altro flop. I ragazzi protestano, urlano in sfregio «Pisapia!». Cose che accadono. E però accadono a senso unico. Perché non è mai successo che i buuh dei fan di centrodestra - perché ce ne sono, quando una canzone ti prende il cuore - mettessero il bavaglio a un Jovanotti, a un Vecchioni, a un De Gregori, voci e chitarre sempre pronte a scaldare le piazze della sinistra. Ivano Fossati è stato il Mameli del Pd quando ha confezionato come un inno «Canzone popolare». Gino Paoli ha sussurrato note d'amore mentre alla Camera spingeva il pulsantino per votare da comunista. Jovanotti è stato tutto baci e abbracci con Veltroni nel sogno quasi americano delle politiche finite in disastro per Uolter. De Gregori ha cantilenato «La storia siamo noi» e all'ultimo concertone del Primo Maggio è stato un'icona che nessuno ha messo in discussione. Invece vade retro D'Alessio se s'apparenta per una sera con la Moratti. I fan inveiscono su Facebook. Mario Landolfi, deputato Pdl e componente della Commissione di Vigilanza, accusa il Tg3 di Bianca Berlinguer di aver fatto da cassa di risonanza agli anti-Gigi. L'altro imputato è la Lega. Un colpo basso alla Moratti, il diapason al ritornello nordista che Calderoli intona da giorni sui ministeri da togliere a Roma. Così suona di facciata la smentita del leghista Matteo Salvini, repplicata ad «Annozero»: «D'Alessio non usi la Lega per coprire eventuali minacce che semmai provengono dalla sinistra e dai napoletani». C'è passata pure la voglia di cantare.