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Le imprese tornano a scuola

Mariastella Gelmini

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La scuola guarda al territorio e proprio dal territorio parte la riscossa dell'istruzione. Dopo 37 anni dal primo tentativo di formare diplomati «supertecnici» il ministro Mariastella Gelmini ha annunciato ieri, durante il convegno «Riscoprire il valore dell'Istruzione tecnica per lo sviluppo del Paese» il Piano ITS. Un «super diploma» alternativo al percorso universitario che formi una generazione di giovani specializzati proprio in quei settori richiesti dalle imprese del territorio. Messo in tasca il diploma delle superiori, gli studenti italiani dal prossimo anno scolastico avranno, così, un'opportunità in più nello scegliere il proprio futuro. Da settembre, infatti saranno operativi 58 Istituti tecnici superiori distribuiti dal Nord al Sud della penisola per «dare - come spiega la Gelmini - una risposta concreta al problema della disoccupazione giovanile e dell'abbandono scolastico». Quindi non sono un sesto e settimo anno della scuola superiore ma un nuovo canale formativo di livello post-secondario, parallelo ai percorsi accademici che verrà conseguito in «fondazioni costituite da scuole, università e imprese» che daranno il via «a un'autentica integrazione tra istruzione, formazione e lavoro, al fine di fornire al mercato quei profili tecnici che consentano l'occupazione dei giovani, nel rispetto della loro inclinazione naturale ma avvicinando il sistema del lavoro al mondo della scuola». Un obiettivo che la Gelmini si è prefissata anche per dare un segnale davanti agli sconfortanti dati che arrivano sul mondo dei ragazzi: in Italia c'è una disoccupazione giovanile intorno al 28%, una dispersione scolastica del 17%, 2 milioni di ragazzi sono «né né»(né lavoro, né scuola) e c'è un deficit annuo di tecnici intermedi di circa 110 mila unità. Ed è per questo che, come spiega la Gelmini, «la scuola non può vedere come un'invasione di campo le richieste che arrivano dalle imprese e le aziende non possono considerare i giovani come manovalanza a buon mercato» aggiungendo che gli Its non solo si rivolgeranno anche a chi è «già occupato e vuole migliorare il proprio profilo professionale» ma «contribuiranno al rilancio dell'apprendistato». A questo proposito il ministro ha ricordato che sono stati stanziati 5 mln di euro per percorsi di apprendistato utili all'assolvimento dell'obbligo scolastico. Lo «start up» di ogni Its è garantito da un finanziamento di circa 460mila euro da parte del ministero dell'Istruzione che, di concerto con il dicastero del Lavoro, sta mettendo a punto un regolamento per il canale Its. Alla nascita delle fondazioni che sono «il cuore» del nuovo modello d'istruzione, hanno spiegato i tecnici del ministero, «hanno contribuito 16 regioni con il coinvolgimento di 110 istituti tecnici e professionali, più di 60 tra province e comuni, 200 imprese, 67 tra università e centri di ricerca, 87 strutture di alta formazione e altri soggetti pubblici e privati, comprese le camere di commercio». I corsi dei nuovi Its dureranno due anni e i «super diplomi» saranno titoli riconosciuti per legge. E non è finita qui. Gli istituti infatti formeranno tecnici nelle aree tecnologiche del piano di intervento «Industria 2015»: efficienza energetica; mobilità sostenibile negli ambiti della logistica, del trasporto aereo, marittimo e ferroviario; nuove tecnologie per il «made in Italy» nei settori meccanica, moda, alimentare, casa e servizi alle imprese; beni, attività culturali e turismo; informazione e comunicazione. Con gli Istituti tecnici superiori, ha concluso soddisfatta la Gelmini, «anche l'Italia si dota finalmente di un'offerta formativa post secondaria integrata di istruzione, formazione e lavoro e, in base alla recente riforma dell'università, si sostituirà in parte e in modo progressivo a numerosi corsi accademici a carattere tecnico professionale, che potranno meglio essere sviluppati con gli Its». Un'idea che ha trovato l'immediato plauso anche di Confindustria che con Gianfelice Rocca, vicepresidente dell'associazione per l'Education, ha commentato: «Così usciremo dalla crisi e daremo impulso alla crescita. Oggi l'impresa può dare alla scuola i valori di cui i giovani hanno assolutamente bisogno».

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