Giulio e Luca: parte la sfida

Tremonti e Montezemolo, parte la sfida. Uno è il ministro dell’Economia, tra i pochi del Pdl ad avere buoni, anzi buonissimi, rapporti con la Lega. L’altro è il presidente della Ferrari, ex di Confindustria, che per molti s’è trasformato in un grillo parlante. Nel bene o nel male sono due pezzi del Paese, probabilmente del futuro del Paese. Ieri Giulio e Luca hanno avuto il loro primo, vero duello. Non fossimo tutti impegnati a pensare a Pisapia e De Magistris, sarebbe anche questo un confronto elettorale. La scintilla è stata la metafora dei cittadini come «azionisti del Paese», usata giorni fa dal presidente Ferrari al convegno dei giovani imprenditori edili. «La dimensione dell'azionista va limitata all'economia» ha replicato ieri Tremonti nel suo intervento alla presentazione del rapporto della Corte dei conti sulla finanza pubblica. «Esistono i cittadini, le persone. Non credo si debba ridurre tutto al termine di "azionista". Ai valori mobiliari - è stato l'affondo - preferisco i valori civili». Quindi ha spiegato: «Si sta diffondendo un calco linguistico che vuole che "noi che siamo gli azionisti del Paese abbiamo diritto a decidere". Formule di questo tipo, che portano all'avventurismo e alla scomposizione sociale, credo non siano quelle giuste». Pochi minuti ed è arrivata la controreplica di Montezemolo: «Ho ammirazione per il ministro Tremonti di cui però non ho ben compreso il senso delle odierne dichiarazioni». E ancora: «Ho sostenuto che il Governo deve rispondere ai suoi cittadini esattamente come il management di un'azienda deve rispondere ai propri azionisti che ne sono i proprietari». E poi l'attacco vero e proprio, diretto al responsabile dell'Economia: «Se ad esempio un politico scrive nel programma che abolirà le Provincie e poi, quando è al Governo, non lo fa deve spiegare perché non l'ha fatto. Se un uomo politico è stato ministro dell'Economia per sei degli ultimi dieci anni e sostiene che il problema dell'Italia è il divario tra Nord e Sud, deve anche spiegare cosa non ha funzionato nelle politiche che ha messo in atto per colmare tale divario». Insomma, ha continuato il presidente della Ferrari, «se un ministro dell'Economia dichiara basta con le "ganasce fiscali" deve spiegare, ancor prima di abolirle, perché le ha messe o perché si accinge a toglierle solo dopo tre anni di Governo. Se un politico di razza, come è certamente Tremonti, dichiara che la modifica dell'articolo 41 (della Costituzione) porterà l'Italia addirittura dall'evo antico a quello moderno, sarebbe opportuno che poi dicesse perché tale modifica è rimasta lettera morta. Tutto questo significa rispondere del proprio operato ai cittadini che, li si chiami come piaccia, azionisti o non azionisti, sono la fonte di legittimazione del potere politico, e hanno il diritto e il dovere di chiedere conto ai propri rappresentanti del loro operato». Ma il ministro Tremonti è tornato sul tema nel tardo pomeriggio e ha tirato in ballo un altro imprenditore non proprio stimato da Berlusconi e company: «Credo ci sia stato un malinteso - ha detto il ministro - io mi riferivo al mio ideologo di riferimento, al mio maitre penser, Diego Della Valle». In effetti tempo fa il presidente della Tod's, dicendo la sua proprio sull'eventuale impegno politico di Montezemolo, aveva precisato che gli imprenditori «come cittadini» sono «azionisti del Paese. Abbiamo il diritto di giudicare i politici per quello che fanno». Poi Tremonti è tornato sul «suo» campo: ha ribadito che la crescita in Italia sarà pure insufficiente ma senza la tenuta dei conti pubblici non ci sarebbe stata. E ha aggiunto che spesso la situazione economica del Paese viene rappresentata in modo non corretto. Il riferimento è al rischio povertà lanciato dall'Istat. Secondo Tremonti la ricchezza negli ultimi 10 anni è addirittura aumentata. Il ministro ha ottenuto prima l'ok del presidente Istat Giovannini: «Purtroppo alcuni giornali hanno confuso le cose», poi quello del leader del Carroccio Bossi: «In questo momento bisogna tenere i conti in ordine». Anche Montezemolo s'è preso la sua soddisfazione. Se prima era uno spettro che si aggirava per i Palazzi, ora è diventato un'ossessione. Ieri, oltre alla lite con Tremonti, è stata la Lega ad andare all'attacco. «Rieccolo il vate della politica italiana - ha scritto La Padania - lo stratega che tutti gli analisti demoscopici hanno massacrato definendo il suo "peso" sullo scenario elettorale italiano praticamente ininfluente». Ancora: «Nel mirino del presidente della Ferrari - si legge sulla Padania - è finita la proposta del Carroccio di spostare a Milano alcuni Ministeri, adducendo i pericoli di più spesa pubblica e meno efficienza amministrativa. Temi evidentemente ben conosciuti da Montezemolo avendo guidato la Fiat in veste di presidente, azienda che negli anni ha prosciugato le casse di questo Stato in aiuti, sovvenzioni, utilizzo di ammortizzatori sociali». Ma Luca non si è preoccupato granché delle critiche leghiste e ha guardato avanti. Talmente avanti che per alcuni minuti è stato in collegamento con lo Spazio. Sì perché prima di tornare a terra l'astronauta Paolo Nespoli, collegato in videoconferenza con la Stazione Spaziale Internazionale, ha parlato con Montezemolo che si è complimentato con lui per il suo contributo nel mantenere alto il nome dell'Italia: «Grazie per il suo impegno e per il suo lavoro mi fa sentire ancora più orgoglioso di essere italiano e in particolare mi congratulo - ha aggiunto l'ex numero uno di Confindustria - nel vederla indossare la maglietta rossa e il tricolore». Nespoli, prima di rispondergli, ha girato la telecamera verso un angolo della base spaziale e ha mostrato il Cavallino Rampante sulla strumentazione del laboratorio Esa. «Grazie a lei presidente, perché il suo nome e il suo lavoro rappresentano l'Italia e contribuiscono a dare voce e visibilità alle eccellenze nazionali, che lavorano con efficacia e forza di volontà», ha ricambiato l'astronauta. Un tripudio. Ancora un punto a favore di Montezemolo che ha già scaldato i motori e starebbe preparando una lista civica nazionale da presentare alle prossime elezioni, magari anticipate. Nonostante le critiche della Lega, il «partito» del presidente Ferrari, secondo i suoi sondaggi, avrebbe quasi il 10 per cento. Altro che spirito che si aggira per lo Spazio.