Tremonti: i conti tengono Fitch e Moody's confermano
«I nostri conti pubblici sono in ordine, hanno tenuto e continueranno a tenere». Brucia ancora il verdetto di Standard & Poor's che ha tagliato l'outlook all'Italia e ieri Giulio Tremonti intervenendo in videoconferenza alla presentazione del rapporto sulle banche dell'Abi, ha insistito sulla solidità del Paese. Una solidità certificata anche dalle altre agenzie di rating, Fitch e Moody's che hanno confermano giudizio e prospettive sul nostro Paese e dal commissario europeo agli affari economici e monetari. Olli Rehn ha ribadito che «la crescita economica italiana è relativamente solida e il Paese è sul sentiero prestabilito per rispettare gli obiettivi di deficit». Non c'è ragione quindi, ha detto il commissario europeo, «per pensare che la volontà di risanamento delle finanze sia indebolita o diminuita; l'Italia ha attuato politiche di bilancio prudenti e la situazione delle finanze pubbliche è migliorata nel 2010, con il deficit calato al 4,6% dal 5,4% del 2009. Questi dati dimostrano quindi come l'Italia stia continuando a consolidare le proprie finanze». Fitch e Moody's non hanno seguito S&P. Per David Riley, responsabile dei rating sovrani a livello globale di Fitch, il governo italiano «procede come previsto» ed al momento non ci sono indicazioni che possano far pensare che «non riesca a centrare gli obiettivi di stabilizzazione delle finanze pubbliche». Anche il quadro di stabilità politica non sembra, per Fitch, avere un impatto negativo sul programma governativo di riduzione del deficit. E Moody's ha confermato il rating Aa2 e le prospettive stabili sul merito di credito. Parlando all'Abi, Tremonti ha sottolineato che «la crisi è stata superata senza rotture sociali, industriali o finanziarie e grazie anche al lavoro delle banche e delle imprese». Da noi il sistema ha tenuto e «non c'è stato bisogno di mettere denaro pubblico nelle banche a differenza di quanto avvenuto in altri Paesi dove la struttura pubblica ha dovuto sostenere quelal privata. Ancora adesso i conti delle nostre banche non sono fatti con i titoli tossici come da altre parti». Però nonostante un contesto di massima positivo (mantenere il risparmio delle famiglie, tenere la coesione sociale, tenere aperto il canale del finanziamento alle imprese), le cause della crisi «sono ancora presenti e sull'economia reale incombe ancora una massa indefinita di finanza che può determinare gli stessi effetti che ci sono stati nella crisi». La strada da seguire è quindi quella di «mettere limiti a debiti e derivati: imporre solo aumenti di capitale senza considerare i debiti e i derivati significa gestire gli effetti ma non le cause». Certo «non si può fare tutto in un giorno con un solo atto o da parte di un solo soggetto; servono più soggetti, più giorni e più soggetti». Infine Tremonti ha sottolineato «la particolarità positiva» mostrata dalle banche italiane durante la crisi e ricorda una frase da lui pronunciata nel settembre del 2009, quando la dialettica con i banchieri invece era aspra. «Le banche italiane non parlano inglese» ripeteva il ministro nei giorni in cui molte grandi banche si pronunciavano negativamente sulla sottoscrizione dei Tremonti bond. Ora ne spiega il senso: «era per indicare il carattere non primitivo, ma conservativo delle banche italiane». Un carattere che ha contribuito a mantenere la solidità del sistemae a tutelare il Paese dalla crisi. Il ministero dell'Economia non si aspetta contraccolpi sulle aste di fine settimana: «Stiamo valutando la situazione ma l'asta la facciamo con tranquillità», dice Maria Cannata, capo direzione del debito pubblico del Tesoro, dopo «la decisione di Standard & Poor's» che «è arrivata all'improvviso anche perchè non è cambiato nulla del quadro economico del Paese». Ma ieri Piazza Affari ha risentito del giudizio di Standard & Poor's che si è sommato alla pioggia di cedole, alla paura per la crisi della Grecia e per il debito dell'Eurozona. Risultato: il Ftse Mib ha ceduto il 3,32% a 20.532 punti e il Ftse All Share che ha perso il 3,18% a 21.304 punti. Una prestazione decisamente peggiore di quella delle altre borse europee, i cui cali hanno oscillato attorno ai due punti percentuali.