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Tregua Bossi-Cav Congelato il nodo sui ministeri

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Umberto Bossi

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Dalla Lega e da Umberto Bossi nessuna dichiarazione, dal Pdl parole rassicuranti: sia quelle di Fabrizio Cicchitto che riferisce della "riflessione sul rilancio dell'azione di governo", sia quelle di chi - avendo partecipato al vertice tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi - spiega che sulla spinosa questione del decentramento dei ministeri si sarebbe deciso di "accantonare" per ora l'argomento, almeno fino ai ballottaggi. Una decisione presa dopo il ragionamento svolto dal premier, che avrebbe fatto presenti al leader leghista le "difficoltà logistiche" di un simile trasloco, oltre alle ripercussioni sul Pdl romano. Parole accompagnate dalla promessa del Cavaliere di trovare comunque il modo di "valorizzare i territori". Oltre all'accantonamento del problema-ministeri, al vertice, raccontano sempre fonti Pdl, si sarebbe cominciato a tracciare il quadro del "nuovo progetto" chiesto la scorsa settimana da Bossi come condizione per proseguire nell'alleanza. Una riflessione che potrebbe aver avuto un esito positivo, se è vero quanto raccontano da via dell'Umiltà e cioè che domani il premier presenterà al partito riunito nell'ufficio di presidenza l'agenda di riforme per i prossimi due anni di legislatura. Un modo, spiegano dal Pdl, per provare a cristallizzare la maggioranza anche in caso di sconfitta al ballottaggio di Milano, che anche lo stesso Berlusconi - nei colloqui riservati - considera ormai probabile. A sostegno di quest'auspicio, il premier avrebbe sottolineato con Bossi ancora una volta come la maggioranza nonostante tutto oggi abbia ancora tenuto, anzi aumentato addirittura i suoi numeri. Un quadro che potrebbe permettere finalmente un intervento sul fisco, nelle ultime settimane entrato anche nell'agenda di Bossi. Ma che tutto questo abbia convinto la Lega, ancora non è dato sapere. Bossi non ha voluto rispondere ai cronisti che lo attendevano dopo il vertice, segno forse che effettivamente sui ministeri si è deciso di soprassedere fino a lunedì sera. Magari perchè in cambio sarebbe arrivato il via libera a Gianluigi Paragone per la direzione del Tg2: lo stesso Paragone oggi circolava a braccetto di Maroni per il Transatlantico, fermandosi a parlare a lungo con il ministro dello Sviluppo Paolo Romani. Ma quanto alla prospettiva della legislatura, nella Lega permane lo scetticismo. Tanto che anche oggi sono continuati gli abboccamenti con esponenti dell'opposizione su quello che potrebbe essere il coagulo del quadro post-berlusconiano: una nuova legge elettorale con una dose di proporzionale che potrebbe piacere a Lega, Pd e Udc. Magari non un governo tecnico, ma comunque una maggioranza di centrodestra che - spiegano dalla Lega - allargata all'Udc di Casini possa dialogare anche con il Pd sulla riscrittura di quelle "regole condivise" che ancora oggi Massimo D'Alema è tornato ad invocare. E proprio l'ex segretario diessino oggi è stato visto lungamente a colloquio con un fedelissimo di Bossi, Giancarlo Giorgetti. Insomma, il Carroccio continua a preparare il terreno nel caso in cui non fosse possibile - e per la sconfitta di Milano e per le fibrillazioni nella maggioranza - continuare l'alleanza con Berlusconi. Tuttavia, dal Pdl spargono ottimismo anche da questo fronte: Bossi - giurano - avrebbe rassicurato Berlusconi sull'infondatezza di un simile scenario, negando manovre e contatti con l'opposizione.

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