L'Umberto ci ripensa
Celodurista fino in fondo, ma non così tanto da consegnare il Paese alla Sinistra. L'asse Pdl-Lega scricchiola, i ballottaggi sono alle porte, e Umberto Bossi fa fatica a indietreggiare. Intanto la battaglia sui ministeri. «Berlusconi si convincerà. La legge è passata in tutta Europa, in Francia e in Inghilterra. Perché non deve passare qui», rilancia fiducioso. E se il Cav cerca di smorzare i toni («Sono polemiche strumentali, nulla è stato ancora deciso»), è il sindaco di Roma Gianni Alemanno che decide di combattere: «Siamo pronti a scendere in piazza», spiega. L'Umberto non si lascia certo intimorire. E al primo cittadino della Capitale risponde per le rime, in romanesco. Alemanno è contrario? Bè, «te credo, ma tanto vinciamo noi». In un vertice in serata a Palazzo Grazioli Berlusconi e Bossi decidono in realtà di «congelare» la questione del decentramento. Ministeri a parte, però, la Lega ha già gli occhi puntati al dopo-ballottaggi ed è in pieno movimento. Nessuno pensa a un vero e proprio riposizionamento: un soggetto diverso dal Pdl con cui dialogare semplicemente non esiste. La base però è scontenta. E farsi «trascinare a fondo» da Berlusconi non è possibile. Il Carroccio pensa alla legge elettorale. Un progetto definito sul tavolo non ci sarebbe ancora, ma i leghisti sono al lavoro. Se, infatti, dopo la doccia fredda del primo turno a Milano, l'analisi di Via Bellerio era che con il Pdl «non si vince più», in caso di una sconfitta definitiva nel capoluogo lombardo e a Napoli, per i Lumbard non vi sarebbe scelta. In tal caso un cambiamento del "Porcellum" salirebbe in cima alle priorità del partito di Bossi. «Una maggioranza in difficoltà generalmente tenta una modifica della legge elettorale», commentano fonti parlamentari leghiste, secondo le quali, proprio negli interessi del Carroccio, un ritorno al "Mattarellum" «sarebbe l'ideale, perché ha una piccola quota proporzionale». L'altra ipotesi che potrebbe accontentare i desideri leghisti sarebbe l'introduzione del «premio di maggioranza al Senato su base nazionale». Niente sarà fatto alle spalle del Pdl, assicura Bossi in serata al Cav. Le riforme, dopo i ballottaggi, verranno fatte insieme. Ma della tensione in atto tenta di approfittare il Pd. I democratici - fosse solo in chiave tattica per spaccare la maggioranza - raccolgono senza pensarci un attimo l'offerta della Lega di sedersi attorno ad un tavolo per riformare in senso proporzionale il "Porcellum". «Questa legge elettorale - afferma Massimo D'Alema - è per noi il peggiore dei mali e va cambiata». Le idee di riforma del Carroccio raccolgono anche il favore dei centristi. «Se dopo i ballottaggi la Lega porrà la questione di una nuova legge elettorale, Fli e il Terzo Polo sono pronti a dialogare», assicura il vicecapogruppo vicario dei futuristi alla Camera, Carmelo Briguglio. Un ultimo buffetto al premier, Bossi lo dà sui referendum: «Alcuni quesiti sono attraenti, come quello sull'acqua. Avevamo detto a Berlusconi di fare una legge sull'acqua e noi l'avremmo appoggiata. Poi si è messo di mezzo Fitto (Ministro per gli Affari Regionali, ndr)e alla fine nessuno l'ha fatta», spiega. Il Cav è avvisato.