Ricchezza Capitale

I romani che vivono grazie al lavoro dei ministeri sono poco meno di 200 mila, per l'esattezza 198.691. Ma nelle sedi centrali ce ne sono attualmente circa 45 mila. Gli accorpamenti e la soppressione di alcuni ministeri voluti dalle diverse riforme della pubblica amministrazione, a cominciare da quella Bassanini, hanno infatti snellito di molto il personale. Basta pensare che solo una decina di anni fa gli impiegati nelle sedi centrali erano oltre 70 mila. Una cifra che comunque ha un effetto «moltiplicatore» per tutto quello che riguarda l'indotto legato ai ministeri. E che per l'economia romana ha un valore enorme. Uno studio di cinque anni fa aveva anche stilato una classifica delle retribuzioni medie dei ministeriali. Primi erano i dipendenti del dicastero della Salute con uno stipendio annuo lordo di 49.726 euro, seguiti da quelli della Giustizia con 48.390 euro. Al terzo posto gli impiegati del ministero dell'Ambiente, con 45.475 euro, seguiti dai colleghi delle attività produttive con 44.748 euro e da quelli del ministero dell'economia con 44.130 euro. Un po' più sotto, al sesto posto, i dipendenti della Farnesina, con 43.164 euro e poi quelli degli Interni con 40.884 euro, seguiti dai colleghi delle politiche agricole con 39.852 euro. La classifica prosegue con le Comunicazioni (39.449), Infrastrutture (38.943), Difesa (38.916), Welfare (38.004), Istruzione e università (36.300) e, fanalino di coda, i dipendenti del ministero dei Beni culturali con 35.557 euro di retribuzione lorda annua. Secondo un calcolo del 2007, i circa 200 mila dipendenti ministeriali costavano allo Stato poco più di 7 miliardi di euro, per l'esattezza 7.305.857.493 e lo stipendio medio corrisposto era di 36.556 euro. Retribuzioni che comunque «muovono» l'economia della capitale, da sempre legata a filo doppio all'attività dei dicasteri. Ma le «provocazioni» ripetute a intervalli regolari negli ultimi anni dalla Lega non sono neppure nuovissime. Negli anni '60 e '70 a Roma si parlò molto del trasferimento dei ministeri. Non per allontanarli dalal capitale ma per spostarli dal centro alla periferia. Una schiera di urbanisti, assecondati dai politici dell'epoca, si cimentarono in quel decennio in un piano destinato a far parlare, progettare e sognare per quasi mezzo secolo, il famoso Sdo, il Sistema direzionale orientale. Un progetto passato di Giunta in Giunta, a volte impantanandosi a volte risorgendo. Ma sul quale il sindaco Alemanno, un anno fa, ha messo definitivamente la parola fine.