Ministeri al Nord, Berlusconi frena La Lega: anche a Torino e Firenze

A cinque giorni dal voto per i ballottaggi, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi tenta in ogni modo di riportare la calma nella maggioranza soprattutto sul fronte "trasferimento-ministeri". Più che di ministeri, precisa il premier, forse sarebbe meglio parlare di dipartimenti, alcuni dei quali, come il provveditorato scolastico, sono già presenti a Milano. E l'unica "apertura" che fa è quella di adottare il linguaggio di Bossi disegnando una "Milano-zingaropoli" in caso di sconfitta. La Lega però non gradisce e con Roberto Castelli torna a battere i piedi: la richiesta di trasferire al Nord dei ministeri non è uno spot elettorale, bensì una "proposta" che il Carroccio sta elaborando da tempo. Alla quale non intende rinunciare. L'insistenza di Castelli scalda ancor di più gli animi nel Pdl. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che in giornata si riunisce con il sindaco uscente di Milano Letizia Moratti per fare il punto sulla "linea" da seguire fino al voto, dice chiaramente che il trasloco dei ministeri non è certo "un tema centrale della campagna elettorale" e che è un desiderata di cui si potrà tornare a parlare tranquillamente dopo i ballottaggi. Più diretto, Gianfranco Miccichè (Pdl) secondo il quale la Lega, con queste sue richieste, "sta facendo perdere in maniera scientifica la Moratti». Sembra di essere tornati allo spirito "del dicembre '94 - taglia corto Francesco Storace - quando Bossi si consegnò a Scalfaro..". L'opposizione punta il dito contro l'intera strategia politica del centrodestra: dai toni aggressivi usati contro Giuliano Pisapia, alle "promesse sgangherate" fatte ai milanesi. E ironizza, come fanno i senatori dell' Idv, Felice Belisario ("a quando un ministero a via dell' Olgettina?") o del Pd, Marco Follini ("anche il Colosseo a Milano?"). L'accusa del premier secondo la quale, se dovesse vincere Pisapia, il capoluogo lombardo diventerebbe una città islamica (Borghezio giunge addirittura a prevedere una festa di Al Qaeda) è, per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, un'affermazione "tutta da ridere". Mentre per il leader Udc Pier Ferdinando Casini quella dello spostamento dei ministeri al Nord, così come quella di creare a Milano una "no tax zone", sono solo premesse "da Pulcinella". Antonio Di Pietro non ha dubbi: quella di spostare una parte del governo in Lombardia non è altro che una "marchetta elettorale pagata alla Lega". Le promesse che arrivano "da destra", incalza il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini, sono decisamente "offensive per i milanesi". La maggioranza, secondo "ItaliaFutura", l'associazione che fa capo a Montezemolo, sta facendo solo del "populismo becero". Il clima che attraversa i poli in vista del confronto elettorale di domenica e lunedì prossimi piace molto poco al Capo dello Stato che oggi non esita a parlare di "eccesso di partigianeria politica". I toni, si insiste nel Pd, non si sono smorzati per niente e la maggioranza, osserva la radicale Emma Bonino, si mostra più che mai lacerata e nervosa. A complicare le cose, poi, si commenta nel centrodestra, ci si mette anche l'Istat i cui dati sono allarmanti: in due anni, mezzo milione di giovani hanno perso il lavoro e il risparmio delle famiglie si è a dir poco eroso per affrontare la crisi. E di fronte a questa denuncia, incalza il segretario Udc Lorenzo Cesa, Berlusconi che fa? "Perde tempo con proposte patetiche come il decentramento dei ministeri". IL SOGNO DEI LEGHISTI Mentre si discute sull'ipotesi di spostamento di alcuni ministeri a Milano e altri nel sud dell'Italia, la Lega Nord fiorentina ripropone lo spostamento di quello per i beni e le attività culturali a Firenze, depositaria di un'alta percentuale di beni culturali mondiali, già capitale della cultura e nella quale "non mancherebbero sedi prestigiose dove poter ospitare il Ministero". A sostenerlo è il capogruppo della Lega Nord in consiglio provinciale a Firenze Marci Cordone, secondo il quale "se questa proposta, se andasse in porto, potrebbe servire, se adeguatamente supportata, a rilanciare alla grande la Capitale della Toscana, offrendo anche innumerevoli possibilità di lavoro ai tanti operatori del settore". Quella di Umberto Bossi e di Roberto Calderoli, e cioè "spostare i ministeri dal centro ai territori, facendo rimanere a Roma soltanto quei Ministeri che hanno un senso che rimangano lì", dice Cordone, "è una proposta molto sensata che porterebbe vantaggi a tutto il Paese".