La rivolta dei ministeriali
Ministeri a Milano? «La solita uscita della Lega contro Roma», «una balla colossale, e Bossi si commenta da solo». Poche parole, volti dei dipendenti dei ministeri capitolini che si scuriscono alla richiesta di un commento sull'ipotesi lanciata dal leader del Carroccio Umberto Bossi di trasferire alcuni ministeri a Milano e nelle regioni del Sud. Qualcuno ci scherza su, ma la maggior parte non ha proprio voglia di scherzare e ribatte che «ci sono problemi molto più seri da affrontare». Ieri è stata una giornata come tutte le altre fatta di lavoro, riunioni, telefoni che squillano. Non sono certo sfuggiti ai ministeriali i titoli dei giornali che rilanciano le dichiarazioni di Bossi, subito però liquidate come una «trovata pre ballottaggi, neanche tanto intelligente», mentre ci si ritrova per una pausa caffé. Di fronte al Ministero dell'Economia e delle Finanze in via XX settembre, uno di quelli tirati in ballo dai leghisti, i più non vogliono neanche commentare l'ipotesi che questo Ministero possa finire a Milano. «Lasci perdere, la notizia si commenta da sola – risponde in fretta un uomo sulla quarantina che non vuole dichiarare il suo nome – frasi del genere dette in campagna elettorale per di più con la candidata del Pdl che rischia di perdere ai ballottaggi, sono sciocchezze che non meritano attenzione». Si cammina velocemente verso il bar più vicino per la pausa pranzo. «Non ci credo minimamente – risponde Luciana mentre si scusa per la fretta – ancora una volta Bossi non perde occasione per sparare cavolate e questa è proprio grossa. Non passerà mai anche perché il sindaco Alemanno ha preso giustamente posizione». «Trasferire a Milano questo Ministero per fare cosa? – incalza Claudio – piuttosto iniziassero a parlare dei veri problemi dell'Italia. E a Berlusconi voglio dire di non farsi trascinare in queste sciocchezze». Stesso clima di fronte al Ministero delle Politiche Agricole. Mario, dipendente dal 1983, si dice «abbastanza» tranquillo. «Ci dovremmo tutti trasferire a Napoli si dice, non è vero? - domanda ironicamente – non penso proprio che succederà. Quanto a Bossi, meglio lasciarlo perdere, quello...». Roberto è arrabbiato davvero: «Prima di preoccuparmi per l'ipotesi trasferimento vorrei essere assunto visto che sono precario da 10 anni. Sono stanco di questi slogan di facciata per far vedere che la Lega esiste e conta qualcosa». Chiede di spiegare i vantaggi di questa «operazione», Giuseppe, 20 anni di lavoro dentro al Ministero. «Bossi ci dica perché i ministeri dovrebbero essere improvvisamente trasportati a Milano. Cosa c'è dietro? Altrimenti è lecito da parte di noi cittadini pensare che si tratti dell'ultima trovata per acchiappare un po' di voti». Non ha molta voglia di scherzare sulla vicenda, Massimiliano. «Mi sembra assai complicato che da Roma si possano trasferire alcuni ministeri. E poi bisogna capire, questa è oppure no la capitale d'Italia nonché centro direzionale della politica? Quelli della Lega dovrebbero dirci una volta per tutte che cosa vogliono fare di Roma. Mi sembra che dagli insulti contro la Capitale si sia passati alle dichiarazioni senza senso e soprattutto di nessuna utilità». Ma l'accento sull'«assurdità della proposta» lo mette bene Marta. «Togliere i ministeri a Roma è più che altro un puntiglio che rischia di penalizzare tutti i cittadini. Mi spiega lei cosa importa ai milanesi se qualche ministero viene trasferito a Milano? Piuttosto si preoccuperanno di come viene amministrata la città, dei problemi di tutti i giorni. Chi ha fatto questa proposta ci spieghi le motivazioni per cui bisognerebbe essere favorevoli».