Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Le voci sulla fuga dei familiari e di un ministro all'estero, le manifestazioni anti-regime nel feudo lealista di Tripoli e i combattimenti nei dintorni e alla periferia della città, l'azzeramento della forza aerea libica

default_image

  • a
  • a
  • a

Isegnali sono tanti, le smentite ufficiali non possono cancellarli. E quello del segretario generale Nato Rasmussen non è facile ottimismo: «Di giorno in giorno il regime è sempre più isolato, la sua macchina da guerra è seriamente danneggiata - ha detto - e noi continueremo a esercitare la pressione contro le forze del Colonnello». Non significa che i combattimenti siano finiti. Le notizie più rilevanti arrivano in tarda serata: raid delle forze Nato sul porto di Tripoli e il colonnello che compare sulla tv libica. Il rais è stato mostrato mentre riceveva un suo emissario che martedì scorso era in missione a Mosca, Mohammed Ahmed al Sharif, segretario generale della World Islamic Call Society, istituzione creata dallo stesso Gheddafi. Vestito in nero e con gli occhiali da sole, il leader libico, che appariva in buona salute, parlava con Al Sharif in un ufficio davanti a uno schermo televisivo che trasmetteva i programmi del primo canale della tv libica, con una striscia verde su cui era scritta la data di «giovedì 19 maggio 2011». Le autorità libiche hanno negato poi che la moglie di Muammar Gheddafi, Safia, e la figlia Aisha siano fuoriuscite dal Paese. «Tutti i membri della famiglia del nostro leader sono ancora in Libia», ha detto il viceministro degli Esteri Khaled Kaim, sostenendo che anche il ministro del Petrolio Shokri Ghanem sia fuggito. «Sta portando a termine un compito che gli è stato affidato, se si trova all'estero e ritornerà presto», ha aggiunto. Da parte sua, il ministero dell'Interno tunisino ha smentito la presenza nel Paese di componenti della famiglia del Colonnello. Safia e Aisha potrebbero essere dirette a Varsavia, secondo quanto riferiscono i media polacchi, citando informazioni provenienti dalla Libia. Le due donne sarebbero partite dall'aeroporto tunisino di Djerba (dove si troverebbe anche il figlio minore Mohammad Muammar Gheddafi) per la Polonia. L'esecutivo polacco, tuttavia, ha negato la circostanza. Nel Paese africano, intanto, risuonano ancora i colpi delle armi da fuoco. I lealisti hanno bombardato la roccaforte ribelle di Zintan, città strategica sulla catena montuosa di Nafusa, a sudovest della capitale. Nell'attacco sono stati utilizzati anche missili Grad. Gli insorti si sono alleati con i berberi. Nei combattimenti avrebbe perso la vita un dissidente e altri tre sarebbero rimasti feriti. Nella notte fra mercoledì e ieri, poi, scontri a fuoco avrebbero avuto per teatro la zona occidentale di Tripoli, esaurendosi solo all'alba.

Dai blog