Il secondo turno del partito
Cosa succede se il centrodestra perde Milano? Bisogna porsi questa domanda per capire quanto è fondamentale il voto di domenica prossima. La situazione sotto il Duomo per il Pdl e la Lega è difficile e il problema di fondo ha un nome e un cognome: Letizia Moratti. Il candidato sindaco non convince i meneghini e tutti i tentativi fatti finora di cambiare registro alla campagna elettorale non sembrano portare alcun beneficio. A questo bisogna aggiungere la possibilità tutt’altro che remota di una sconfitta anche a Napoli. Quali conseguenze può avere tutto questo sul governo nazionale? Quali effetti può creare sulla partita che tra due anni si gioca a Roma, altra città simbolo della destra? Berlusconi ha governato il Paese controllando Milano e non Roma, poi il centrodestra ha centrato l’obiettivo storico del Campidoglio. Sarà così anche domani? A Milano sembra una mission impossible, ma anche a Roma in futuro sarà difficile se il Pdl continuerà ad essere un non-partito. La candidatura sbagliata della Moratti nasce dalla debolezza del partito; e sempre il partito è la causa principale dei problemi della giunta di Gianni Alemanno. Il Pdl dovrebbe essere il luogo di selezione della classe dirigente, nuovi candidati, giovani, quadri alti e intermedi. In realtà è una scatola vuota che viene usata come un centro di smistamento di potere. Punto. Troppo poco per affrontare una potenziale sconfitta. Troppo poco per gestire le tensioni che si apriranno in Parlamento subito dopo il voto. Troppo poco per chi vuole governare fino al 2013. Troppo poco per chi vuol provare a vincere ancora. Ci hanno raccontato la favola bella del «partito leggero» e nel Pd Walter Veltroni a un certo punto arrivò a teorizzare il «partito liquido». Talmente liquido che al primo scontro arroventato il Pd passò direttamente allo stato gassoso. Del Pdl sappiamo: è appeso alla stampella di Scilipoti e soci. Tutti quelli che a destra e a sinistra sognano un partito americano hanno dimenticato un particolare: Repubblicani e Democratici hanno alle spalle un’organizzazione mostruosa, soldi, volontari, la macchina di internet e uno straordinario strumento di selezione dei candidati chiamato «elezioni primarie». Berlusconi dopo il ballottaggio deve ripartire da qui, dal partito. Se non lo fa, lui chiude per sempre e noi facciamo un titolo finale: la caduta del Cavaliere.