Sgarbi non decolla. Programma sospeso
Sgarbi in tv non piace. Non sfonda, non «acchiappa» telespettatori, fa il peggior share dei programmi Rai serali e così la direzione di viale Mazzini la mattina dopo del debutto del suo programma decide di sospenderlo. E il direttore Mauro Mazza - spiega una nota di Rai1 – alla richiesta del critico di avere una seconda chance ha risposto scherzosamente: «Caro Vittorio, Rai1 ha già dato...grazie basta così». Il critico d'arte, comunque, non fa polemiche e si prende la responsabilità del flop. Accetta la decisione della Rai ma per spiegare le sue ragioni convoca una conferenza stampa fiume in un albergo romano a due passi da Montecitorio. «Non credo alla congiura – attacca subito per sgomberare il campo da equivoci – Lorenza Lei non ha giocato contro di me, è stata tutta colpa mia, ho osato troppo. Il mio programma è morto, ma non io non sono morto». «Io accetto tutto – prosegue – Sono colpevole ma non pentito. Non avrei voluto fare altro, sapevo bene quello che volevo fare e non chino il capo. Tornerò in prima serata e continuerò a parlare di cultura, di arte e letteratura. Non lo considero affatto un fallimento. Masi mi ha chiamato ed era entusiasta». Nella lunga conferenza stampa c'è spazio per altra autocritica: «Avrei dovuto accettare i consigli di chi mi diceva di andare in seconda serata o su Rai2». «È difficile comunque capire le ragioni di quel che è successo – prosegue – Della trasmissione di ieri avrei cambiato solo il ritmo. Ma evidentemente c'è chi preferisce "Chi l'ha visto?" dove si parla della signora Melania. Quel programma è stato seguito da chi comprensibilmente era più interessato alla morte». Sgarbi insiste su questo tema: «Quelli sono motivi d'interesse rispetto alla difesa del paesaggio, alle mille polemiche che ho fatto in difesa della bellezza che è devastata». E su questo tema si lascia andare a una delle poche note polemiche sulla trasmissione: «Forse occorre una puntata del programma della Sciarelli sul paesaggio che non c'è più...». E comunque, continua, «se ho perso la serata contro la drammatica vicenda della signora Melania sono felice di averla persa. Vorrà dire che andremo in onda di notte. Non ho ascoltato i consigli di Presta e degli altri perché amo la sfida». «Poteva essere un matrimonio – conclude – invece è stato un funerale». I due autori del programma, Diego Volpe Pasini e Carlo Vulpio, sono invece molto meno diplomatici di Vittorio Sgarbi. E parlano apertamente di un boicottaggio da parte dell'azienda. «La verità – commenta il primo – è che stavamo facendo cose troppo interessanti e siamo stati immediatamente azzoppati. Dalla struttura interna abbiamo avuto solo bastoni tra le ruote». «Abbiamo lavorato per quattro mesi – sottolinea – abbiamo montato e rimontato quella che doveva essere la prima puntata, dedicata a Dio. Poi, cinque giorni prima della messa in onda, ci hanno costretto a cambiare tutto, titolo e tema portante. Quella decisione del direttore di Ra1 Mauro Mazza e del dg Lorenza Lei ha cancellato 4 mesi di lavoro». Le difficoltà subite, sostengono però, sono anche la prova che il programma non possa essere attribuito al centrodestra: «Berlusconi non è intervenuto per nulla», ribadiscono. Ma proprio dal premier a palazzo Grazioli Sgarbi rivela di essere andato mercoledì sera subito dopo il programma per un brindisi. «C'era tutto il gruppo, anche Tatti Sanguineti che è comunista», scherza. Qualcuno sottolinea l'anomalia di un festeggiamento a casa del presidente del Consiglio, lui si infuoca, «Berlusconi è mio amico, nessuna anomalia, è una scelta». Giura che dal premier non c'è stata alcuna interferenza, anche se ricorda sereno che proprio il presidente del Consiglio è stato tra i primi ad ammirare la fastosa scenografia classica in una visita notturna agli studi sulla Tiburtina. Racconta anzi che proprio da Berlusconi, l'altra sera, è arrivata qualche critica: «Qualche osservazione sui tempi. Ma anche lui non si aspettava ascolti così bassi». Dall'opposizione arrivano attacchi a testa bassa soprattutto sui costi della trasmissione, pare 1 milione e quattrocento mila euro a puntata più le 700 mila euro della scenografia. «Certo, occorrerebbe ora sapere - chiede Fabrizio Morri, capogruppo del Pd in commissione Vigilanza - quanto è costata ai contribuenti questa scellerata avventura e magari chiedersi se i danni arrecati alla Rai non possano essere richiesti ai responsabili veri di questa figuraccia da parte del servizio pubblico». Secca la replica di Sgarbi: «La cultura costa, anche in tv».