Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Né sinistra né destra. Ma la patrimoniale c'è

Beppe Grillo

  • a
  • a
  • a

Né a destra né a sinistra. Beppe Grillo, che con le sue liste è riuscito a intercettare il voto di protesta degli scontenti, ha promesso cambiamento e distanza dalla vecchia politica. In molti gli hanno creduto. Ma è bastata un'intervista concessa a Il Fatto Quotidiano per capire quali armi userà per il cambiamento. Le stesse che la sinistra ha sempre usato quando è salita al potere: le tasse più alte e un sapiente uso della patrimoniale. Con il più sano candore Grillo ha confessato: «In economia mettiamo un tetto ai grandi patrimoni. Fino a un certo punto sono capitali. Dopo è psichiatria». Messaggio sibillino. Poco chiaro, forse appositamente, ma che tradotto significa: attenzione chiunque ha proprietà di beni non si nasconda. Se arriviamo al governo dovrà versare una parte della sua ricchezza allo Stato. Anche perché, ed è questa la tesi del comico ormai politico, chi ha molte proprietà è un pazzo. È da ricoverare presso un ospedale psichiatrico. Già, secondo il pensiero di Grillo chi lavora, risparmia e investe in proprietà è un matto. E come tale deve essere sottoposto a cure per malati di mente. Peccato perché questa filosofia, quella di punire la proprietà privata, con l'obiettivo di depotenziarla e annichilirla è già stata applicata nei paesi divisi dalla Cortina di ferro. Non ha funzionato. Penalizzare la proprietà non ha giovato agli eredi di Lenin e di Stalin. Grillo nella sua intervista un'operazione di trasparenza la fa. Altro che «né destra né sinistra», le liste di Grillo si presentano come il solito gioco dei colori in politica. Verdi o incolori che quando maturano diventano irrimediabilmente rossi. Anche il genovese arringatore di folle si iscrive insomma al partito della patrimoniale. Che ha trovato nuovo vigore e fulgore nelle esternazioni di un altro nobile pensatore dell'economia italiana, il professore Giuliano Amato, noto, quando fu premier della repubblica italiana sconquassata da Tangentopoli, come il più grande «tosatore» che la storia ricordi. In una notte mise la mano nei conti correnti di milioni di italiani e trattenne 6 lire ogni mille depositate. Se non fosse stata autorizzata da un decreto legge questa operazione si sarebbe chiamata furto. Ma la legge è legge anche quando appare ai cittadini ingiusta. La storia e le urne bocciarono l'avidità di Amato. Ma non il germe della deformazione marxista che vede nella ricchezza la causa dei mali del mondo. E, nella tassazione, la medicina per curarli. Il partito delle tasse sul patrimonio, che in Italia coincide con la casa di proprietà, posseduta dal 97% delle famiglie italiane, è rispuntato di nuovo con lo stesso Amato che, dalle pagine del Corriere della Sera, lo scorso dicembre tirò fuori il coniglio dal cappello: per tagliare il debito pubblico monstre che vale 1500 miliardi di euro basta recuperarne 500-600 tassando chi ha visto crescere il valore del proprio appartamento negli ultimi anni. Facile a dirsi e facile a farsi se, al potere arriveranno, come sembra, partiti politici inclini e per nulla intimoriti dal mettere le mani nel portafoglio degli italiani già abbastanza provati dalla crisi, dalla recessione e dalla cassa integrazione. Un partito quello della patrimoniale che ha nobili padri a sinistra come l'ex viceministro delle Finanze, Vincenzo Visco, e che continua nonostante tutto a fare proseliti e adepti. Anche quelli fuori dal sistema come i grillini. Che ci credono. «Siamo come la peste nera del Medioevo: tutti negavano che ci fosse, mettevano gli infetti in quarantena, ma il contagio non si fermava» ha spiegato Grillo nella sua intervista. I cittadini, i proprietari, e i risparmiatori si augurano che il vaccino al contagio sia trovato in tempo. Una medicina semplice c'è già. Il voto. ««Non credo - ha detto il ministro del welfare Sacconi - che i cittadini vogliano affidarsi a due candidati con caratteristiche radicali» portatori di un'ideologia che prevede, «un aumento della pressione fiscale attraverso la leva patrimoniale». Vale anche per Grillo.

Dai blog