Il fido Ronchi abbandona Fini
Lo aveva fatto capire senza troppi giri di parole già nel pomeriggio: «Le mie idee in proposito sono chiare, già da tempo le ho espresse e non ci sono ragioni perchè possa cambiarle». Il pomo della discordia era la scelta sull'appoggio ai candidati di centrodestra alle amministrative, in particolare a Milano. Una ragione «ufficiale» rafforzata da una personale: il ritrovato idillio con la deputata pidiellina Giulia Cosenza, che lo aveva seguito a Fli ma poi era tornata nel partito di Berlusconi. Almeno così si racconta nei corridoi del Parlamento. La sua decisione, quindi, non è stata un fulmine a ciel sereno. Però causa d'imbarazzo sì. Anche perché domani mattina Andrea Ronchi avrebbe dovuto aprire quell'Assemblea nazionale che Fini ha indicato come sede di decisioni «vincolanti per tutti». Invece l'ex ministro delle politiche comunitarie ieri da quella carica si è dimesso. L'annuncio in una lettera inviata al vicepresidente del partito, Italo Bocchino, a due giorni dalla riunione che dovrebbe ratificare la linea del Terzo Polo sui ballottaggi. Ronchi aveva ribadito la sua posizione in favore di un sostegno ai candidati di centrodestra anche dopo la conferenza stampa di Fini, Casini e Rutelli: «Non ho motivi di cambiare le idee che ho già espresso». Nel gruppo, fonti parlamentari rilevano come da settimane l'allontanamento dell'ex ministro dall'attività di Fli fosse un fatto evidente. E sono diversi a non escludere che Ronchi alla fine lascerà il partito, come ormai appare quasi naturale. Le voci erano già diffuse e consistenti. E, oltre al nome di Ronchi, si faceva quello di Adolfo Urso, che aveva espresso posizioni simili. Erano considerati già con un piede fuori dal partito. Ma una cosa sono le previsioni, per quanto accurate e accreditate, un'altra la realtà. E la realtà è che Fli perde pezzi, continua a perderli senza sosta e in fondo alla sua strada sembra esserci solo l'estinzione. Malgrado questo i finiani di ferro ostentano sprezzante indifferenza. «Urso e Ronchi torneranno nel Pdl? Se li può far stare tranquilli ci vadano pure», avverte Fabio Granata. Il deputato Fli, tuttavia, non si augura tale possibilità: «A loro dico di restare con noi, per rimanere tutti insieme uniti contro Berlusconi e il Pdl». Ma sembra non stiano molto bene nel partito. «Se resteranno, faranno le coscienze critiche del partito», conclude. Un ruolo che, evidentemente, a Ronchi non va molto a pennello. Come non gli va giù non schierarsi con il centrodestra nei ballottaggi. La scelta del'ex ministro è stata definita «un atto di correttezza» da Italo Bocchino. «Visto che ha una posizione minoritaria - ha detto il vicepresidente di Fli - mi sembra corretto che non presieda un organismo di cui è stato eletto presidente all'unanimità». Bocchino ha poi aggiunto che la lettera con cui Ronchi ha accompagnato le proprie dimissioni è estremamente sintetica: «Solo un rigo con scritto: "mi dimetto"». E ai cronisti che gli chiedevano se questa decisione sia propedeutica al fatto che Ronchi possa lasciare Fli, ha replicato: «Chiedetelo a lui». Per quanto riguarda indiscrezioni di contatti fra Ronchi e il Pdl, Ignazio La Russa ha precisato che «Essendo Ronchi eletto a Milano, abbiamo ipotizzato che nei prossimi giorni ci si possa incontrare. Ma - ha proseguito il coordinatore pidiellino - per la verità nessuno dei due ha mai presupposto un suo strappo col Fli, dove Ronchi con Urso, cercano di evitare una innaturale deriva a sinistra. Quello che semmai è strano è che il Fli che insiste a definirsi di destra, abbia annunciato libertà di voto tra la Moratti e l'esponente di Rifondazione Comunista Pisapia». Mau. Gal.