Va in scena «casa Tremonti»

Tremonti,un cognome che pesa. A volte avere un fratello importante può rivelarsi un fardello ingombrante per chi vuole percorrere la propria strada e ha le doti per imporsi in modo autonomo. Così diventa davvero insopportabile essere riconosciuta solo come «la sorella del ministro». O essere inseguita da frasi tipo «che piacere conoscerti! Sai che ammiro molto tuo fratello?» Proprio nel momento in cui il Pdl è in forte difficoltà e si rincorrono le voci di un possibile cambiamento al vertice con una staffetta Berlusconi-Tremonti, esce il libro della «sorella del ministro». Ne «La valle degli orsi» (Bompiani), Angiola Tremonti si racconta; svela la vita complicata con un fratello sempre sotto i riflettori e parla di quella volta, cinquant'anni fa, quando una maga fece una predizione: «Diventerà Capo dello Stato». «Sono fiera del lavoro di Giulio, ma...è lui che è mio fratello. Sono stufa di essere vista sempre e soltanto come la sorella del ministro» si sfoga. E poi: «Giulio, mi auguro che si fermi qui. Per me almeno. A lui auguro anche la presidenza del Consiglio ma sarebbe un ulteriore peggioramento della mia condizione». E ricorda di quella volta che la tata Rosa la portò insieme al fratellino da una sua amica, una specie di maga. Angiola non ricorda cosa quella donna vide sulla sua mano ma ha ancora impresso nella memoria quello che disse di Giulio. Che sarebbe diventato presidente della Repubblica. E commenta: «Giulio mi auguro che si fermi qui. Per me, almeno. A lui auguro anche la presidenza del Consiglio ma sarebbe un ulteriore peggioramento della mia condizione». Poi fa dell'ironia: «So di essere fortunata: non sono la sorella di Romano Prodi! Sarebbe un bel guaio. Se non altro per l'aspetto fisico. Tutti dicono che somiglio a mio fratello. Ho la erre moscia come lui». E ricorda delle volte, da giovani, che approfittando della somiglianza delle voci, telefonava fingendosi il fratello. Per avere «qualche appuntamento o qualche informazione che a me non volevano dare». Scherzi, però che, precisa, da «quando è ministro non ho più fatto». Solo seccature? Ma qualche privilegio deve averlo pur dato il fatto di avere un fratello prestigioso. La domanda viene spontanea e Angiola precede questa curiosità maliziosa. «Giulio non è come certi politici o uomini di potere che subito pensano a sistemare il parentado. Proteggere la sorellina? Assurdo, totalmente inammissibile. Inammissibile sempre e comunque» scrive e confessa che «qualche volta il pensiero mi ha sfiorato. In fondo basterebbe così poco a farmi avere l'incarico di realizzare qualche piccolo monumento, piccolo, piccolissimo, microscopico...» Ma rivela che «anche se fatico a emergere, come artista, preferisco così. Così però, le cose che faccio vengono penalizzate sia da destra sia da sinistra». Angiola è una delle protagoniste del panorama artistico contemporaneo con la sua arte dedicata al mondo femminile. La sua attività di artista inizia nel 1988 e nel 1994 si avvicina alla scultura. Ma è stata anche maestra elementare e istruttrice di tennis. «Continuo a sperare, sempre, che qualcuno capisca e apprezzi il mio lavoro che deve valere per sè e non per il cognome che porta». Una vita da «sorella di» davvero scomoda.