Jekyll e Hyde sul Carroccio
Il dilemma eterno della Lega sta riemergendo. Partito o movimento? Di lotta o di governo? Macroregionale o nazionale? Secessionista o unitario? Umberto Bossi per vent’anni ha guidato il Carroccio con grande fiuto e polso fermissimo. È uscito dalle brume lombarde attaccando manifesti sui muri ed è entrato nella storia politica del nostro Paese. Un fenomeno unico. Il Senatur in queste ore sta guardando le nuvole di fumo del suo sigaro toscano e si chiede: quale decisione prenderò se il ballottaggio a Milano avrà il colore nero della sconfitta? Ieri il leader della Lega ha sferrato il primo colpo a Berlusconi, un diretto non fortissimo, ma deciso. Una prova tecnica di quel che si prepara per il futuro se le cose gireranno male. In realtà la Lega da anni si sta avvicinando al suo B-Day e non perché i rapporti con il Cavaliere stiano peggiorando, ma semplicemente perché il partito di Umberto si sta scontrando con questa sua duplice natura, una sorta di Dr. Jekyll e Mr. Hyde della politica che la mattina cura i suoi pazienti e la sera li avvelena pur di soddisfare il suo istinto naturale, quello di un movimento che ha come missione originaria «la liberazione della Padania» che per ora non c’è, nonostante il governo leghista degli enti locali. La «terra promessa» del federalismo in realtà ha costi e benefici ancora tutti da provare e arriverà «a regime» in tempi siderali rispetto a quelli delle decisioni politiche che lo attendono in questi giorni. Non è sbandierando quella riforma che si convincono gli elettori. Lo abbiamo visto. Serve altro. O anche la Lega finirà per essere cannibalizzata dall’Essere che ha contribuito a creare in questi anni: il voto di protesta.