Alemanno: "Troppi errori, il Pdl va rifatto"

Sindaco Alemanno, escludiamo il Lazio per un momento. Si aspettava un risultato così deludente del centrodestra alle Amministrative?  «Avevo avuto segnali preoccupanti ma nessuno si aspettava un risultato così negativo. Abbiamo sempre considerato il Nord come una roccaforte e il Centro-Sud come più difficile da conquistare: c'è stato un rovesciamento dei ruoli». I candidati del centrodestra a Milano, Torino, Bologna e Napoli non hanno trainato la coalizione. Avete sbagliato a sceglierli? «Letizia Moratti è un caso a parte: si candidava per il secondo mandato e si è fatto di tutto per metterla in difficoltà. Prima l'Expo, poi i manifesti contro i pm, infine una campagna elettorale dominata dalla questione giudiziaria e non dalla concretezza per migliorare la città. Inoltre la Moratti è l'espressione di un lunghissimo ciclo di governo del centrodestra a Milano. Invece la scelta degli altri candidati risente della carenza di radicamento sul territorio». Crede che al ballottaggio si possa vincere a Milano? «Tutto è possibile, lo dimostra anche la mia esperienza alle elezioni di tre anni fa. Ma bisogna dare segnali precisi e forti, motivare i propri sostenitori. La Moratti deve mostrare il volto migliore del centrodestra». Invece nel Lazio il Pdl ha tenuto. «Sono molto soddisfatto, soprattutto per la vittoria a Latina: dopo tutto quello che è successo si poteva temere il peggio. Ora il Lazio, invece, può diventare il laboratorio del nuovo centrodestra». Quante responsabilità ha Berlusconi nella sconfitta elettorale? Anche la Lega ha fatto scaricabarile sul premier... «È troppo comodo scaricare su Berlusconi che invece tiene testa a tremila problemi che gli piovono addosso. Il punto piuttosto è che la classe dirigente locale deve fare il suo mestiere. Nessun leader può durare vent'anni senza un partito accanto. E poi i candidati prima di arrivare sul tavolo di Berlusconi sono stati segnalati da qualcuno che, lui sì, ha fatto scelte sbagliate. La responsabilità è di un Pdl che deve strutturarsi». Per questo lei chiede che si facciano i congressi. Solo che lo chiede da mesi, forse anni. Ma si faranno mai? «Adesso o mai più. Se non si fanno i congressi il Pdl rischia di frammentarsi in tanti gruppi. Dopo i ballottaggi si devono organizzare i congressi per ridare slancio e concretezza al partito».   I coordinatori nazionali del Pdl vanno cambiati? «Cambiarli senza fare un congresso sarebbe un'operazione verticistica e sbagliata. Io penso che sia necessario un coordinatore unico ma questa scelta deve discendere da un congresso. Poi c'è bisogno di fare il tesseramento: vedo tanta gente che ha voglia di partecipare ma non trova spazi». Molti esponenti di centrosinistra del Lazio sottolineano le sconfitte del Pdl e dicono che presto toccherà a lei... «Un disco rotto, che si ripete dall'inizio del mandato: non fanno testo. Ora il centrosinistra avrà certamente più motivazioni però non si facciano illusioni, rispetto al resto d'Italia nel Lazio si respira un'aria diversa». L'Udc è stata fondamentale in alcune sfide elettorali. Tenterà un avvicinamento in vista delle prossime elezioni comunali?  «C'è un dialogo costante, tanto che l'Udc fa un'opposizione costruttiva, ben diversa da quella delirante del Pd. In Campidoglio stiamo lavorando su alcuni punti di contatto, come il quoziente familiare. Questo benché al terzo polo le elezioni siano andate piuttosto male: ogni partito è rimasto alle proprie percentuali». Al ballottaggio a Terracina e Sora si scontreranno i candidati del Pdl con quelli della lista della governatrice Polverini. Le sembra normale?  «A Terracina anch'io ho sostenuto e continuo a sostenere il candidato di Città Nuove, Sciscione. Anche la Polverini sta lavorando al progetto di una rigenerazione del centrodestra e ha fatto bene a presentare la sua lista che ha catalizzato energie che potevano andare perse e che invece ci rafforzeranno». Scusi Alemanno, un tempo si diceva che lei sarebbe diventato vicepremier, sostituendo Gianfranco Fini. Ora non le converrebbe. Non crede?  «Ieri come oggi ripeto che io voglio continuare a fare il sindaco di Roma e sono convinto che dal territorio partirà la rinascita del centrodestra».