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Strauss Kahn, funerale a sinistra

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Strauss-Kahn in manette

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Il cavallo favorito ha «rotto» nella fase di riscaldamento. La metafora ippica è quella più adeguata per descrivere la delusione della «sinistra al caviale» nel constatare che il suo campione si è azzoppato addirittura prima di entrare in gara. «Che spreco di intelligenza e di simpatia per un uomo già sulla soglia dell'Eliseo». Così autorevoli commentatori hanno scritto dello scivolone di Strauss Kahn. Eppure chi frequenta il mondo delle corse sa che il momento peggiore per il destino di una competizione è proprio l'avvio. Nella massima tensione iniziale è più facile la rottura del passo di trotto che può compromettere anche la migliore promessa equina. È quello che è successo. E in fondo il passo falso era anche nelle cose. Già. La vittoria alle presidenziali francesi da parte di un candidato socialista avrebbe consentito alla sinistra europea di chiudere il capitolo Nicolas Sarkozy. Il vento rosso avrebbe cominciato a soffiare nelle vele dell'utopia marxista. La riscossa poteva diventare realtà. Dominique Strauss Kahn poteva essere sicuramente il paladino della palingenesi del socialismo francese. Con un solo appunto. Il socialismo rappresentato da Dsk sapeva troppo di bollicine di champagne e ottimo caviale nero iraniano. La popolarità dell'uomo a sinistra era inversamente proporzionale al reddito dei suoi elettori. Amato dalla «Gauche caviar» insomma. Ricchi, benestanti, colti e raffinati ma chiusi, ben protetti, nel loro Olimpo dal quale guardare e giudicare tutto quello che non è congeniale al loro mondo. Strauss Kahn li rappresentava benissimo. Solo qualche giorno fa, nell'elegante quartiere parigino del Marais, fu fotografato su una fiammante Porsche. Non era la sua. Si è scoperto dopo. Eppure l'immagine di amante del lusso sfrenato ha avuto la meglio sulla verità. Così i media hanno giudicato la foto apparsa sul quotidiano Le Parisien poco di «sinistra». E i sondaggi confermato che Dsk era apprezzato al 39 per cento tra i ceti popolari e al 68 per cento tra i dirigenti superiori. Proprio questi ultimi saranno ora orfani del candidato che poteva battere Sarkò. Che delusione. Bello, ricco, intelligente, ambizioso quanto bastava. Ma anche multilingue e preparato. Il candidato perfetto di quella sinistra da salotto che ha perso il contatto con la realtà. Da tempo. Proporre Dsk agli snob parigini avrebbe sicuramente pagato. Difficile farlo digerire agli operai minacciati dalle merci cinesi e indiane. Eppure la presunzione intellettuale della gauche avrebbe insistito. Peccato. Il cavallo era buono. Ma rompere il passo capita anche ai grandi campioni. Fil.Cal.

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