Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

La resa dei conti è iniziata. Ma deve finire

default_image

  • a
  • a
  • a

Lafesta a Latina per l'elezione di Di Giorgi a sindaco sembra il giusto finale di una competizione dove una squadra compatta ha lavorato per un unico obiettivo: vincere. Ed è giusto così. Non si può fare sempre del disfattismo e bisogna imparare a gioire nel momento in cui è giusto farlo. Ma da oggi tocca governare, e negli occhi dei rappresentanti del centrodestra erano ben visibili delle ombre, non solo di stanchezza. A leggere tra le righe della valanga di comunicati stampa arrivati nelle redazioni si intravede - per la verità piuttosto chiaramente - una verità difficile, fatta di contrapposizioni esplicite ma anche di manovre sottobanco, di sgambetti. Ha aperto le danze il ministro Giorgia Meloni, che ha parlato di «un meritato schiaffo a chi ha di fatto remato contro il Pdl». A chi si riferisce? Certo non agli avversari, che se remano contro fanno esattamente ciò che devono fare. Dunque la freccia avvelenata era tutta interna alla coalizione che poi ha vinto. Solo un caso? Le agenzie di stampa poco dopo rilanciano dichiarazioni della Polverini, e tra la soddisfazione del risultato raggiunto parte un altro siluro: «Solo un mese fà c'era chi, anche nel Pdl, dava Latina per persa». Nel Pdl? Gli stessi uomini che hanno siglato l'accordo elettorale?! E siamo a due. Una vecchia regola di cronaca giudiziaria racconta che tre indizi fanno una prova. Ne mancherebbe uno. Ma nelle pieghe delle dichiarazioni fatte dal deputato del Pdl Marsilio, dopo i complimenti al candidato vincente e l'analisi del voto come «ottimo segnale» per il centrodestra, troviamo un passaggio tanto veloce quanto micidiale. Parlando dell'atteggiamento di alcuni esponenti del centrodestra Marsilio parla di «inopportuna frammentazione ed eccesso di personalismi». Non basta ancora. Tanto per chiarire il quadro, anche Storace dal suo blog parla di «divisioni che non piacciono agli elettori» e di «prove muscolari» che «non sempre sortiscono gli effetti sperati». C'è bisogno di altro per capire che la resa dei conti è già iniziata? Tutti questi inviti a deporre le armi non fanno che acclarare un fatto: nel Pdl si cammina con fucile ed elmetto, pronti a rispondere al nemico ma con la consapevolezza di doversi guardare dal fuoco amico. Dalla caduta del capoluogo pontino, con la lotta intestina tra ex An e ex Forza Italia, non sembra essere poi cambiato granché. Semmai le cose si sono complicate. Perché la frammentazione della coalizione di maggioranza non fa che dare sostanza alle forze minoritarie, che - a buon diritto - si sentono determinanti. Un atteggiamento che non mancheranno di reiterare quando sarà il momento di prendere decisioni per alzata di mano. C'è assolutamente bisogno di fermare la stagione delle faide prima che essa nasca, è necessario che i protagonisti della politica regionale tornino a «volare alto». La prima occasione saranno i ballottaggi, ma è un percorso che va proseguito se non si vuole continuare a perdere consensi. Latina è passata dal 70% a un 50 risicato. Se è vero che i politici si mandano messaggi trasversali, anche l'elettorato sa «avvertire». Forte e chiaro.

Dai blog