Bossi: lavoriamo per vincere

"Ammaccato", un pò ingolfato dalle polemiche con il Pdl. Il Carroccio esce male dal primo turno delle amministrative ma, se vuole vincere lo sprint finale dei ballottaggi, in due settimane dovrà trasformarsi in una fuoriserie. È questa la via d'uscita che Umberto Bossi ha disegnato per la Lega Nord: le polemiche con il Pdl e Silvio Berlusconi per il momento vanno accantonate, altrimenti si rischiano 'sbandatè pericolose, e ci si deve concentrare sulla seconda parte del voto. La verifica, con il premier, con il quale avrebbe avuto soltanto una telefonata interlocutoria sull'esito del voto, è stata rimandata. Probabile che per ora ci si limiti a coordinarsi sul voto e che un confronto sulle responsabilità per la debacle al Nord sia fatto subito dopo il ballottaggio. Il "senatur", comunque, ha riunito i vertici del partito ed ha chiesto ai suoi di fare quadrato soprattutto nel tentativo di realizzare, parafrasando un celebre film di Vittorio De Sica, un "Miracolo a Milano": ribaltare l'esito del primo turno alle comunali meneghine. L'impresa, infatti, avrebbe quasi del miracoloso: Letizia Moratti è al 41,5%, quasi sette punti in meno del candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia. Il leader leghista perciò, con pragmatismo lombardo, ha intimato ai suoi di lavorare a ritmi serrati. La strategia dei lumbard messa a punto nel vertice di via Bellerio è sintetizzata dal ministro Roberto Calderoli: "La Lega, tutta la Lega - spiega - è impegnata per vincere i ballottaggi di fine mese e ce la metteremo tutta per vincerli". Calderoli, perciò, liquida come "elucubrazioni prive di qualsiasi sostanza" le voci di regolamenti di conti all'interno della Lega Nord che vedrebbero il ministro Roberto Maroni sul tavolo degli imputati per la scelta di alcune candidature: su tutte quella perdente di Gallarate. Calderoli ricorre alle sue doti di rallista per riportare "il Carroccio" sulla strada indicata da Bossi, lascia la sede di via Bellerio proprio in compagnia di Maroni per zittire così voci maliziose di dissidi interni. Allo stesso modo risponde al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e sottolinea che "la Lega non ascolta le sirene dell'ultimo momento e non casca in giochini di seduzione". "Stiamo - afferma - con chi le riforme le vuole davvero e può realizzarle". Insomma, l'asse con Berlusconi regge. Anche il capogruppo leghista nel consiglio comunale milanese Matteo Salvini, spesso e volentieri critico con la Moratti, abbassa i toni: "Al ballottaggio daremo il 101%. Però - avvisa - occorre condurre la campagna elettorale sui temi concreti di Milano e non su vicende degli anni Settanta". Al centro dei malumori leghisti - si spiega in ambienti vicini ai vertici del Carroccio - più che Berlusconi ci sono i rappresentanti locali del partito. La Lega - affermano le stesse fonti - vorrebbe la testa di Ignazio La Russa. Il coordinatore nazionale del Pdl viene indicato come uno dei responsabili della "disastrosa gestione" del Popolo della Libertà sul territorio. C'è poi la questione libica: i 'lumbard' criticano l'ex esponente An che ha forzato la mano per l'intervento armato italiano portando Berlusconi su posizioni contrarie a quelle della Lega. I malumori nei confronti del Pdl ci sono ma restano come tizzoni accesi sotto la cenere, pronti ad infiammarsi subito dopo i ballottaggi.