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Adesso viene il bello.

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Lasua lista, Città Nuove, «piazza» a Terracina e a Sora due candidati sindaci che al ballottaggio sfideranno due esponenti del Pdl. Ma non è tutto. A Latina la formazione di Renata ha conquistato l'8,9 per cento dei voti, a Sora vale quasi quanto il Pd, l'8,1 per cento, a Terracina arriva al 9,9, un punto e mezzo in più dell'Udc. Ma dovunque s'è presentata è andata bene. Dal canto suo, la governatrice precisa: «Abbiamo portato alle elezioni persone di qualità che non si sarebbero mai avvicinate alla politica e, in alcuni casi, che avrebbero votato la Sinistra». Nel centrodestra qualcuno ci crede, qualcuno no. Fatto sta che ora viene il bello davvero. Città Nuove, infatti, tenterà il colpaccio. Cioè vincere. A Terracina Nicola Procaccini, candidato del Pdl appoggiato anche da Udc e La Destra, ha raggiunto il 44,7% dei voti, mentre Gianfranco Sciscione, sostenuto dalla Polverini, s'è fermato al 21,7%. A Sora l'esponente del Pdl e La Destra, Ernesto Tersigni, ha raggiunto il 44,4 per cento mentre quello della lista della presidente del Lazio e dell'Udc, Enzo Di Stefano, si è attestato al 31,4 per cento. Che succederà? E se la Polverini decidesse di allearsi con il centrosinistra? Non sarebbe poi così strano, visto che si tratta di elezioni amministrative. Né così difficile, visto che la Polverini ha un certo feeling almeno con una parte del Pd. Renata getta acqua sul fuoco. Ha già parlato con il premier Berlusconi (unico suo punto di riferimento) e nella serata di ieri ha incontrato il coordinatore regionale del Pdl e il vice Vincenzo Piso e Alfredo Pallone, con i quali avrebbe «firmato» un accordo di non belligeranza. Ma chi può impedire agli elettori dei candidati sindaci esclusi dalla competizione di votare per Sciscione o per Di Stefano? Ad ogni modo non sarebbe più un «problema» della Polverini, che, peraltro, con il buon risultato di lunedì scorso ha già ottenuto tutto ciò che le interessa e che le serve per mantenere l'autonomia dai partiti che la sostengono nel Lazio. Sorride Renata: «Sono orgogliosa che questa è la Regione che porta i risultati migliori per il centrodestra. Questo premia l'azione di governo regionale - sottolinea la governatrice - I cittadini hanno capito che questa Regione ha avuto una svolta, si assume responsabilità, fa delle scelte, premia il territorio e tutti coloro che vogliono concorrere allo sviluppo regionale». Ma c'è il futuro da giocarsi. «Il Lazio in questo momento può rappresentare un esempio sul quale i grandi partiti devono riflettere, perché è evidente che c'è una scommessa sulle liste civiche o comunque con chi si pone come un interlocutore diverso degli elettori. La mia lista Città Nuove - ha spiegato ancora la governatrice - è andata molto bene, in alcune realtà anche al di là delle nostre aspettative». Ma nel Pdl la tensione resta alta. Anche se il vicecoordinatore regionale, l'eurodeputato Alfredo Pallone, fa il pompiere, invita ad abbassare i toni e assicura: «Non si faranno apparentamenti con le liste del Pd che hanno perso le elezioni, ma i voti sono liberi e quindi vinca il migliore». E se il coordinatore, il deputato Vincenzo Piso, precisa (facendo un autogol) di aver parlato con la Polverini «di alcune questioni pendenti che riguardano quegli ex consiglieri regionali del Pdl che non hanno potuto sedere in Consiglio regionale a causa dell'esclusione della lista e che dobbiamo collocare», l'eurodeputato di Fli, Potito Salatto, fa autocritica: «Chapeau alla Polverini, che nel Lazio ha avuto l'intuizione di porsi come punto di riferimento di quell'ambiente moderato ormai stanco del Pdl e che non si ritrova nella sinistra. Fli, nella regione e non solo, avrebbe dovuto fare lo stesso. E invece ha preferito fughe in avanti». Sintetizza il leader de La Destra, Francesco Storace: «Nel Lazio poteva andare molto meglio, ma il centrodestra ha deciso di farsi del male». A. D. M.

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