A Napoli il pm supera il Pd
La dura legge dei numeri annuncia, nella Napoli travolta da più di un decennio di rifiuti spalmati per la strada, una sfida tra il candidato del Pdl, Gianni Lettieri, imprenditore di piazza Garibaldi, e Luigi De Magistris, pubblico ministero dell'inchiesta Why Not trapiantato in politica. Anche se il vicecapogruppo del Pdl, Osvaldo Napoli, da via dell'Umiltà proclama che vincere «ora o tra quindici giorni è la stessa cosa», quasi niente è andato come si aspettava il centrodestra. Sull'onda di una insoddisfazione popolare generalizzata al di là di ogni paragone nel Pdl più d'uno era convinto che all'ombra del Vesuvio si sarebbe vinto a man bassa. Insomma una «passeggiata di salute». Invece man mano che i computer snocciolavano i voti lo spoglio dava esiti ben diversi. Altro che passeggiata di salute: quella di Lettieri a Napoli è apparsa una marcia su terreno pesante, mentre De Magistris, uno di quegli attaccanti che si prendono la palla e vanno in rete senza che nessuno se ne accorga, sembrava volare. Tra una battuta e l'altra ieri appariva evidente lo sfascio del partito che per quasi un ventennio a Napoli ha fatto il bello e il cattivo tempo e intanto l'ex magistrato ha dimostrato di essere riuscito, lui personalmente, a convincere più di un napoletano. Con i sacchetti dell'immondizia sparsi per le strade e con tutto il decreto antiruspe studiato da uno stratega della politica come Silvio Berlusconi che, in campagna elettorale, si trova sul terreno che maggiormente lo favorisce. A Napoli Berlusconi e il suo candidato hanno perso una battaglia. Ora bisognerà vedere come andrà la guerra. Si riparte con la campagna elettorale. Anzi, è già cominciata. «Il cambiamento sono io»: a parlare è lui, Gianni Lettieri, candidato del centrodestra a sindaco di Napoli, appena giunto nel suo comitato elettorale, quando ormai si profilava il secondo turno per l'elezione del primo cittadino. «Non è De Magistris il cambiamento - ha marcato e rimarcato l'imprenditore - perché il centrosinistra è al governo di questa città da 18 anni e lo è stato anche il partito che sostiene de Magistris». Timori nell'affrontare l'ex pm al ballottaggio? «No - ribadisce - perché De Magistris è tutto forche e demagogia, mentre la mia parola d'ordine è concretezza, così come contenuto nei 72 punti del mio programma». E ancora. «Siamo andati benissimo - aggiunge - meglio delle attese, meglio che a Milano». «Come prima cosa da sindaco - conclude - farò la legge obiettivo e sospenderò la Tarsu fino a che le strade di Napoli non saranno pulite». E bravo Lettieri, è un politico di razza e ha subito centrato il nodo cruciale su cui si gioca tutto: cosa significa cambiare a Napoli. L'Idv è sinistra o non è sinistra? Non sono solo i napoletani che se lo chiedono. Comunque agli osservatori stranieri e a qualche turista, forse, non riuscirà di cogliere la sottile differenza, ma è proprio su questo che si gioca il «seggiolone» da sindaco della città. Insomma, quale sarà il futuro del Pd in una città dove questo partito ha avuto per tanti anni le redini in pugno? Interpretare un risultato elettorale è sempre un'operazione non facile, visto che tutto, in politica, si presta ad essere visto sotto più aspetti. Ma certe cose appaiono chiare e senza mezze misure: a Napoli il Pd ha fatto un tonfo che fa impallidire anche i «botti» del Capodanno partenopeo, anche le eruzioni del Vesuvio. L'uomo-simbolo del partito, Antonio Bassolino, ha portato le percentuali Pd basse come mai lo erano state nelle storia. Bassolino è stato sindaco di Napoli dal '93 al 2000, rivestendo inoltre la carica di Ministro del Lavoro nel primo governo D'Alema dal '98 al '99. E poi è stato presidente della Regione Campania dal 2000 al 2010, anno che ha segnato l'inizio, alla Regione, dell'era Caldoro. Oggi Mario Morcone, e già la sua scelta sembrava rivelare da parte del partito la quasi certezza di non farcela, non riesce ad arrivare al 20 per cento, facendosi sorpassare con prepotenza dalla «scommessa» De Magistris. Il Pd a Napoli non ha «un problema», come afferma con eleganza il coordinatore del Pdl Denis Verdini, ma una fossa, una voragine, un «buco nero» che crea un gorgo politico dal quale nemmeno il capitan Sparrow dei Pirati dei Caraibi riuscirebbe ad uscire, figuriamoci la frammentata dirigenza Pd che, volente o nolente, un capitano nemmeno ce l'ha. E certi gorghi politici non restano confinati a livello locale: vanno a squassare la politica nazionale, nonostante dati innegabilmente positivi al Nord. Intanto al ballottaggio vanno Gianni Lettieri, imprenditore napoletanissimo sostenuto dal Pdl, e l'ex magistrato eurodeputato dell'Idv Luigi De Magistris. Lettieri ha promesso di non far pagare la tassa sui rifiuti fino a quando non sarà sparito dalla città l'ultimo sacchetto di immondizia. De Magistris punta alla rinascita etica e politica della metropoli. Difficile dire chi vincerà, le cifre di questa prima tornata sono un rebus. Da una parte c'è il candidato del Pdl con in cassa quasi un 40 per cento. Dall'altra parte c'è un'ipotetica sinistra (è importante l'aggettivo «ipotetica») che ha un 27 da una parte e un venti dall'altra. Un po' come nitro e glicerina, una situazione altamente instabile. Chi ha votato Pd dovrà scegliere e non è una scelta scontata. Tutto avrà un peso, dal decreto antiruspe «made in Silvio» alla promessa dell'Idv di riuscire a creare la «vera alternativa». È Napoli: si tratta su tutto.