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Melania uccisa nel bosco

Un'immagine di Melania Rea, uccisa nei boschi del teramano

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Il giorno del dolore e del pianto. Domani, alle 15, a Somma Vesuviana, nella chiesa di Santa Maria del Pozzo, avranno luogo i funerali di Carmela Melania Rea. La giovane donna tornerà per sempre nel suo paese. Ma non ci sarà lutto cittadino, anche se il Comune sarà presente in forma solenne alla fiaccolata promossa dagli amici della donna. «Ho manifestato personalmente la mia solidarietà e vicinanza alla famiglia di Melania Rea e parteciperemo ai funerali della nostra concittadina - ha detto il sindaco di Somma Vesuviana, Raffaele Allocca - ma non credo che proclameremo il lutto cittadino, anche se siamo pronti a partecipare a un'eventuale fiaccolata». Il sindaco, infatti, ha reso noto che alcune amiche della ventinovenne stanno cercando di organizzare una fiaccolata in ricordo della giovane mamma. Ha sottolineato, inoltre, come la morte della donna abbia «lasciato il segno nel cuore di tutti». «Io, insieme ad altri amministratori locali - ha aggiunto - parteciperò ai funerali. Ma non ritengo ci siano i presupposti per la proclamazione del lutto cittadino. In caso di fiaccolata siamo pronti a partecipare e a dare il nostro pieno appoggio». Intanto, a tre settimane dall'omicidio di Carmela Melania Rea, le indagini svolte dalla Procura e dai carabinieri di Ascoli Piceno non sembrano aver portato ad alcuna svolta. O almeno non sembrano aver portato alcuna prova decisiva per iscrivere almeno un nome nel registro degli indagati. Un vero «rompicapo», come sottolineato più volte dagli inquirenti, e nel quale qualche risposta in più potrebbe arrivare dall'analisi dei tabulati telefonici e delle celle agganciate dal cellulare di Melania nei giorni che vanno dalla sua scomparsa al ritrovamento del cadavere. Cellulare su cui stanno lavorando i militari del Ros, nella speranza che proprio quel telefono possa fornire elementi utili a capire se quel 18 aprile, giorno della sua scomparsa, la ventinovenne di Somma Vesuviana si trovava o meno sul pianoro di Colle San Marco. Una circostanza che fino ad oggi non avrebbe trovato alcun riscontro, se non nelle dichiarazioni del marito. Nessuna delle persone che quel giorno era a Colle San Marco, infatti, avrebbe visto Melania. Anche chi racconta di aver visto una donna si sente di escludere con certezza che si trattasse della giovane mamma. Eppure il marito di Melania, il caporalmaggiore Salvatore Parolisi, nelle sue lunghe audizioni di fronte ai magistrati, ha sempre confermato la propria versione dei fatti. In attesa dei risultati degli accertamenti compiuti fino ad oggi, intanto, i magistrati ascolani continuano a lavorare senza sosta. Da ieri al pool che sta lavorando sul caso di Melania si è aggiunto anche un quarto Pm, il sostituto Cinzia Piccioni. Tante le carte da visionare, tante le dichiarazioni da verificare, tante la ipotesi da confermare. Ipotesi come quella che l'omicida possa aver sfilato la batteria dal cellulare di Melania il 18 aprile per poi tornare sul luogo del delitto il 20 aprile, giorno del ritrovamento del cadavere, per reinserirla. Un'ipotesi che i magistrati definiscono «possibile ma non credibile». E i particolari da passare sotto la lente d'ingrandimento sono davvero tanti. Particolari come quelli relativi alle telefonate intercorse tra Parolisi e la sua amante nei giorni precedenti e successivi alla scomparsa e alla morte di Melania, con il caporalmaggiore che avrebbe chiesto alla donna di non chiamarlo su quel cellulare dedicato. O come le dichiarazioni di Parolisi, che pur non essendo presente al riconoscimento del cadavere della moglie avrebbe raccontato di aver capito subito quale era il luogo del ritrovamento, grazie a delle foto scattate dall'amico Raffaele Paciolla. Foto che, però, Paciolla ha sempre smentito di aver scattato. Infine, dal nuovo esame autoptico effettuato dall'anatomopatologo Tagliabracci sarebbe emerso che la donna è morta nel bosco delle Casermette, a Ripe di Civitella, dopo una colluttazione rapida. Altri particolari importanti, dunque, si aggiungono a un «puzzle» che sembra sempre più difficile da comporre.

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