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Milano, Napoli, Bologna e Torino test nazionale per tutti i partiti

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.Le urne sono ufficialmente aperte. Saranno poco più di tredici milioni gli italiani che decideranno le sorti di maggioranza e opposizione. A loro entrambi gli schieramenti hanno affidato il futuro del Paese. Dopo gli ultimi fuochi di campagna elettorale la politica aspetta nel consueto silenzio. L'attesa è carica di aspettative. Anche se non tutti hanno accettano la sfida nazionale lanciata dal Cavaliere, è indubbio che il risultato soprattutto nelle quattro città-chiave (Milano, Torino, Bologna, Napoli) influenzerà sia la tenuta del governo sia gli equilibri interni alle coalizioni e ai partiti. Sono Milano e Napoli, da oltre 15 anni roccaforti rispettivamente del centrodestra e del centrosinistra, le città che più assumono il valore di test nazionale. Nel capoluogo lombardo il premier si è candidato come capolista del Pdl al fianco di Letizia Moratti. L'obiettivo del presidente del Consiglio è non solo dimostrare di godere ancora della fiducia degli italiani ma anche di poter vincere e governare senza l'ex alleato Gianfranco Fini, al suo battesimo elettorale insieme al Terzo Polo. Ed è proprio la variabile Terzo Polo a far temere nel centrodestra una mancata conferma al primo turno e a far sperare al segretario del Pd Pier Luigi Bersani che Giuliano Pisapia, l«'estremista» che sembra piacere anche ai moderati, arrivi al ballottaggio. Nel capoluogo lombardo si gioca anche la delicata partita degli equilibri tra Pdl e Lega. Umberto Bossi ha chiuso la campagna elettorale al fianco della Moratti ma il Carroccio, che in Lombardia corre spesso da solo, aspetta la prova del voto per valutare la forza dell'alleato e capire quanto continuare ad accentuare un suo profilo autonomo anche a Roma. Il fronte leghista, dal canto suo, punta a dimostrare la sua forza in espansione a Bologna, dove è riuscito ad avere la meglio sul Pdl candidando uno dei suoi enfant prodige, Manes Bernardini, contro il candidato Pd Virginio Merola. A giocarsi tutto è anche Pier Luigi Bersani. Il leader Pd ha fissato nella vittoria al primo turno a Torino e a Bologna e nei ballottaggi di Napoli e Milano l'asticella dell'inversione di tendenza nel paese ma anche per valutare la sua linea politica. Dopo mesi di sostanziale tregua, la minoranza, guidata da Veltroni-Fioroni e Gentiloni, lo aspetta al varco. Napoli, dove il prefetto Mario Morcone se la deve vedere con l'ex pm Luigi De Magistris oltre che con il candidato Pdl Gianni Lettieri, è un terreno minato proprio per l'alleanza, non senza rivalità, tra Pd e il partito di Antonio Di Pietro. Situazione delicata anche a Torino. Piero Fassino non può permettersi di arrivare al ballottaggio. Bersani lo sa. E incrocia le dita.

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