Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

La strana coppia tra letto e latte

default_image

  • a
  • a
  • a

APiazza Affari qualche maligno li ha già ribattezzati i Bonnie e Clyde del latte. Fabio Canè responsabile del dossier Parmalat per conto di Intesa Sanpaolo, è indagato per insider trading nell'ambito dell'inchiesta sulla scalata francese, mentre la moglie Patrizia Micucci, investment banker di Socgen e advisor per conto di Lactalis, è stata iscritta nel registro degli indagati per aggiotaggio. Secondo quanto si evince dal decreto di perquisizione notificato dal nucleo valutario della Gdf di Milano, Canè diede alla moglie informazioni privilegiate favorendo così il gruppo della famiglia Besnier. Nel documento si legge anche che Canè già dal 18 marzo del 2011 era «in possesso di informazioni privilegiate» relative al prezzo che Intesa Sanpaolo avrebbe dovuto offrire per l'acquisizione del 15,3% delle azioni del gruppo di Collecchio dai tre fondi esteri, informazioni che «al di fuori del normale esercizio della sua funzione, avrebbe comunicato a Patrizia Micucci» permettendo «così alla multinazionale francese di offrire un prezzo poco superiore a quello di Intesa, sufficiente però ad acquistare il 22 marzo il 15,3% del suddetto capitale». La “liaison dangereuse” era già stata notata da Il Giornale che aveva scovato il curioso retroscena della scalata francese a Collecchio. Da una parte infatti la Micucci, in qualità di capo dell'investment banking in Italia di SocGen, aveva rastrellato le azioni Parmalat per conto di Lactalis. Nello stesso periodo, dall'altra parte della barricata, a organizzare una cordata di imprenditori italiani stava lavorando Intesa. E in particolare il capo dell'investment banking, Canè. «Che cosa ha fatto Intesa?», scriveva il quotidiano. «Ha proposto per il cda una lista guidata da Bondi. Proprio quello che i tre fondi stranieri con il 15% di Parmalat, volevano mandare a casa. Risultato: i fondi hanno venduto a Lactalis. Canè e Micucci sono marito e moglie». Il conflitto di interesse qualche volta attraversa il talamo e finisce davanti a un giudice. E pensare che nel 2005, un articolo di Panorama citava proprio Canè e la Micucci in un articolo dedicato ai cenerentoli della busta paga, ovvero quando lei guadagna più di lui. Lei, al tempo, «banchiera» alla Lehman Brothers, lui già dirigente di Banca Intesa: «Oggi guadagno più di lui, in passato è successo anche il contrario», aveva dichiarato in quell'occasione la signora Canè. Aggiungendo che «dipende molto dal fatto che io lavoro in una banca straniera, dove i meccanismi retributivi, molto basati sui premi, sono diversi da quelli italiani. A mio marito non pesa la questione. Capovolgerei il discorso che state facendo, però, puntando tutto sul progetto di vita». Progetto che ieri è finito nel mirino dei pm. Cam. Con.

Dai blog